Intorno al 1880 la scoperta delle Dolomiti si trasforma, con l’assalto alle vette minori e più impegnative del territorio.
Il 17 settembre di quell’anno Giuseppe Ghedina di Angelo, detto "Tomaš de Sote", nato nel 1842 e guida alpina dal 1875, sale con l’inglese C. G. Wall la Torre Grande, la più alta delle guglie che formano il bizzarro gruppo, fino allora inesplorato, delle Torri d'Averau.
I due alpinisti salgono sulla cima Nord della Torre dal versante che guarda le Tofane, scoprendone l’accesso meno difficile, ancora oggi usato da qualche alpinista nostalgico. Per salire sulla guglia la cordata impiega tre ore, e due ore e quaranta per scendere: tempi che, anche considerando i mezzi e la tecnica del tempo, si possono ritenere un po' esagerati.
In più, la guida si lascia sfuggire un secco giudizio sulla scalata, che non sarà ignorato dalle cronache del tempo: “… in not one of these mountains here is the most little bit as hard as the easiest in this …”, “… su nessuna di queste montagne, il più breve passaggio è duro come il più facile di questa …”.
Con la prima salita della Grande, Giuseppe Ghedina si merita l’encomio dei sedici colleghi, rappresentati dal maturo pioniere Santo Siorpaes, ormai vicino a chiudere la sua lunga carriera e che nell'estate del 1881 sceglierà proprio Ghedina come seconda guida per le sue ultime salite.
Le guide di Cortina sono orgogliose che uno di loro abbia vinto “… l’ultimo picco inaccesso delle Dolomiti ampezzane ...”, ed augurano al collega altre imprese e successi, che il povero Giuseppe riuscirà a portare a termine soltanto in piccola parte.
Inaugurazione Sachsendankhuette, oggi Rifugio Nuvolau, 11/8/1883 (photo: courtesy of archivio D. Colli) |
L’11 agosto 1883, infatti, giorno dell’inaugurazione del primo rifugio costruito in Ampezzo, la capanna Sachsendank sul monte Nuvolau, Ghedina precipita dal piazzale antistante il rifugio. La guida ha solo quarant’anni, lascia la sposa Antonia e i piccoli figli Erminio, Eligia e Giusto: i familiari non vorranno mai conoscere a fondo i motivi della disgrazia, che fin da subito non parve accidentale.
In ogni caso il Tomaš non sarà dimenticato, e il nome resta legato alla sua più celebre salita: la Torre Grande d’Averau, una guglia sulla quale, oggi quasi come centotrent'anni fa, si possono provare le prime emozioni dell’arrampicata dolomitica.
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