Sabato scorso parlavo di questa avventura con una delle figlie del co-protagonista, e ho pensato di riportarla anche sul blog, ricordando che - salvo errori - oggi l'amico Renzo avrebbe 80 anni.
Ne parlo per sottolineare, in barba a chi non tollera le croci sulle crode, quanto invece conti per qualcuno raggiungere, vedere, toccare quei simboli che caratterizzano i nostri monti.
Il 1° settembre di qualche anno fa, con Sandro a capo della cordata, salimmo lo Spigolo Dibona della Cima Grande di Lavaredo. Una via famosa, che ricordo lunga ma non estremamente impegnativa, magari un po' adrenalica per le scariche di sassi che può smuovere chi sale, ma storicamente importante anche per il nome che tramanda: quello di Angelo Dibona.
Giunti sulla cengia anulare sotto la cima, il tempo cambiò, ma Renzo (che aveva passato la cinquantina e avrebbe potuto essere nostro padre) insistette per salire ai 2999 m della croce. Gli interessava sì il panorama che si gode dalla vetta, ma contava soprattutto sul fatto che forse lassù non sarebbe mai più salito e gli avrebbe fatto piacere “conquistare” la cima, che oggi tanti alpinisti giudicano superflua.
Noi obbedimmo. Giunti alla croce Sandro e io firmammo sul libro: lui non volle farlo, timoroso che qualcuno potesse riconoscere il suo nome e raccontare poi la salita alla consorte, poco propensa alle sue fughe.
Mangiammo qualcosa e, visti i nuvoloni, ci sbrigammo a scendere. Lungo la parete però ci colse un furibondo temporale, che ci bagnò fino alle ossa, trasformò le rocce in un scivoloso torrente, rese difficili le manovre di corda e ... tutto quello che ne consegue.
Cima Grande e Cima Piccola di Lavaredo
(photo Marco Colleselli,
courtesy of Istituto Ladin de la Dolomites)
Giurammo che, una volta a terra, avremmo festeggiato come si deve lo scampato pericolo, e così fu. Da Molin a Misurina ci buttammo prima sul tè con rum, cui seguì il vino, poi ancora la grappa, cosicché la discesa a Cortina fu molto più "alpinistica" della salita.
Quando incontravo Renzo, pur a distanza di anni, quasi sempre il discorso cadeva sullo spigolo, sulla croce di vetta che lui non rivide più, sul temporale, sulla "bàla" che portammo a casa tutti e tre.
Undici anni dopo tornai un'altra volta sulla Grande, non per lo Spigolo Dibona: ma per me, e specialmente per l'amico, la Cima rimane senza dubbio legata a quel ricordo.
Cima Grande e Cima Piccola di Lavaredo (photo Marco Colleselli, courtesy of Istituto Ladin de la Dolomites) |
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