Classe 1913, Fausto era il secondo dei sette figli
della celebre guida Angelo Dibona "Pilato”. Per “dovere di
famiglia”, come il padre e i fratelli Ignazio e Dino, si
avvicinò anch'egli alla montagna, molto giovane: era il 3 settembre 1927, quando papà Angelo legò a sé per la prima volta Fausto, quattordicenne, e Ignazio, non ancora sedicenne, sulla classica Via Dimai-Verzi, la "paré" della Punta
Fiames, banco di prova per generazioni di ampezzani.
Nel 1937 Fausto ottenne dal Cai il permesso di svolgere la professione di guida, che portò avanti per una quindicina d'anni: già nel 1953, infatti, il suo nome manca nella lista delle guide pubblicata da F. Terschak nella sua "Guida di Cortina".
Nel 1937 Fausto ottenne dal Cai il permesso di svolgere la professione di guida, che portò avanti per una quindicina d'anni: già nel 1953, infatti, il suo nome manca nella lista delle guide pubblicata da F. Terschak nella sua "Guida di Cortina".
Fausto partecipò a una sola via nuova, la "Diretta Dibona" sulla parete sud-est della Testa del
Bartoldo (Pomagagnon), salita con il fratello Ignazio e la
cliente Hermione Blandy il 21 settembre 1937.
La parte sommitale della parete SE della Testa del Bartoldo (foto E.M., 2008) |
Sposato con Maria Bachmann di Dobbiaco, ebbe due figli: Alfredo “Fredi” (1936-2011), pluri premiato campione di sci
nordico, direttore
della scuola di fondo a Fiames e, per trent'anni, gestore del
Bar-ristorante Ospitale, dove passa la pista della Dobbiaco-Cortina,
e Ivano.
Scoiattolo e guida alpina, autore di tante difficili scalate sulle Dolomiti, Ivano morì nell'estate 1968 sulla Cima Grande di Lavaredo, mentre con il cliente Antonio Muratori di Genova saliva lo Spigolo Dibona, aperto dal nonno nel 1909.
Scoiattolo e guida alpina, autore di tante difficili scalate sulle Dolomiti, Ivano morì nell'estate 1968 sulla Cima Grande di Lavaredo, mentre con il cliente Antonio Muratori di Genova saliva lo Spigolo Dibona, aperto dal nonno nel 1909.
Fausto, che nella stagione 1946-1947 aveva condotto con la
moglie il Rifugio Biella sotto la Croda del Béco, morì il 7 dicembre
1961; lo ricorda la seconda delle due grandi lapidi di marmo bianco che nel cimitero di Cortina onorano le guide e i portatori fin dal 1880.
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