Le nostre guide alpine conoscono e frequentano le montagne ampezzane roccia per roccia, passo dopo passo. Da molte generazioni anch'esse condividono la passione, l’esperienza e lo spirito d'avventura
con chi desidera vivere senza pensieri la bellezza dei nostri monti, delle ferrate, dei sentieri e dei rifugi. Le guide sono al servizio di
tutti - piccoli o grandi, neofiti o esperti - per garantire un divertimento sano, emozioni autentiche, avventure insolite e in tutta
sicurezza.
Nel corso degli anni però molto è cambiato: il tipo di
clientela che ricerca le guide, il genere di itinerari
richiesti, la professionalità delle guide stesse. Oggi si lavora sulle ferrate . anche d'inverno - abbastanza sui sentieri, un po' meno sulle vie di scalata che non siano quelle sulle pareti classiche, o quelle delle falesie naturali o artificiali.
Punta della Croce e Campanile Dimai, da Mietres (foto E.M., estate 2008) |
Ma torniamo ai sentieri: ero ragazzo quando, nel programma delle gite estive (ideate dalla guida Simone Lacedelli negli anni '50) ai clienti si proponevano alcune mete inusuali, oggi abbandonate. Ne ricordo in particolare una: la Punta della Croce, sulla dorsale del Pomagagnon. La Punta, salita già da Paul Grohmann prima del 1877, si conquista partendo da Ospitale, attraverso la Val Pomagagnon e i Prade del Pomagagnon, che ne lambiscono il lato nord. L'ho raggiunta alcune volte, fra le quali mi piace ricordare in particolare quella del 31 ottobre 1999, in una giornata calda e luminosa che sembrava sfuggita all'estate.
La rampa di circa cento metri di
dislivello che separa i Prade del Pomagagnon dal punto più alto, presenta zolle d'erba e detriti; per salirla occorrono meno di venti minuti, su difficoltà di I grado, e l'approccio è tanto lineare nella bella stagione quanto ostico nel caso vi si trovi neve o ghiaccio.
La prova? Nel settembre 2001, lungo la rampa finale della Punta - che stavo salendo con mia moglie - c’imbattemmo addirittura in un chiodo con un cordino, piantato forse da qualcuno salito d'inverno dal versante sud, e poi trovatosi in difficoltà nello scendere da quello nord, divenuto uno scivolo ghiacciato.
La Punta della Croce è un'escursione misconosciuta: è un
peccato, perché la panoramica vetta vede sicuramente più gracchi che persone,
mentre la dirimpettaia e "trendy" Punta Fiames è interessata dalla primavera al tardo autunno da un via vai quasi
garantito.
Se non erro, nella foto che hai pubblicato, Punta della Croce è quella che spunta dietro Punta Fiames. Se è quella ci sono salito 2 volte. La prima percorrendo tutto il canale sulla destra, tra la Punta e le pendici di Ra Pezories, e affrontando il breve salto di rocce per raggiungere la cima con qualche preoccupazione per il ritorno, vista l'esposizione che si apriva verso Nord-Ovest. Salvo poi accorgermi, una volta giunto in cima che si poteva scendere agevolmente per lo spallone di erba e detriti in cui si rinveniva una traccia a zig-zag risalente sicuramente alla Grande Guerra. Sto sbagliando cima o è proprio così?
RispondiEliminaCiao
Saverio
La Punta della Croce, nella mia foto presa da sud, è quella a sinistra. con la grande fessura a metà parete; a destra c'è il Campanile Dimai, alla cui base si apre Forcella Pomagagnon. Non capisco i dettagli della tua salita: la Punta si sale dal sentiero, non segnalato ma battutissimo che unisce Forcella Pomagagnon alla Punta Fiames (e si fa per scendere dalla ferrata Strobel, per intenderci). La "normale" della Punta della Croce si sviluppa peri un centinaio di metri di dislivello su roccette e ghiaie con erba, quasi per nulla esposte, senza gravi difficoltà, all'ombra ma con un bel panorama verso il Cristallo. Quella di cui scrivi tu mi pare la III Pala de ra Pezories, di fronte alla Punta Fiames, vetta perlopiù erbosa su cui si sale per una traccia militare a zig-zag che parte dalle pendici nord della Fiames.
RispondiEliminaCiao.
HAi ragione!
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