Angelo Dibona Pilato, icona delle guide ampezzane, morì a settantasette anni nel 1956. In mezzo secolo di attività alpinistica frequentò l'intero arco alpino dalla Francia alla Slovenia e le scogliere inglesi, e aprì circa 70 vie nuove, sfiorando i limiti del possibile per l'epoca e affermandosi per coraggio e disinvoltura sia su roccia che su ghiaccio.
Forse a pochi è noto come il Pilato avrebbe conosciuto la montagna. Prendo il racconto, misto di realtà e leggenda, dagli scritti di Severino Casara, compagno di Dibona nell'ultima via nuova, aperta nel'estate 1944 sulla Punta Michele (Popena) con Walter Cavallini, Otto Menardi e Luis Trenker.
Come tanti montanari, in gioventù Dibona badava anch'egli al bestiame. Era circa il 1891: con suo cugino Damiano, lui pure divenuto una buona guida, faceva il "vida" (garzone pastore) sull'alpe di Fosses, da secoli pascolo di pecore.
Un giorno, in un momento di libertà, i ragazzi si diressero verso la grotta che spicca sul risalto che domina il lago e il Cason de Fosses, il Castel de Fosses. La grotta veniva chiamata “el busc de l oro” e si mormorava che ospitasse un tesoro, che però nessuno aveva mai visto.
Il Castel de Fosses con il Cason e il "busc de l oro" :
sullo sfondo la Piccola Croda Rossa ( raccolta E. Maioni) |
Angelo volle andare a curiosare; salutò Damiano e salì per le rocce, giungendo ben presto alla grotta. Nell'antro non trovò tesori, ma solo ghiaia, acqua colante e guano: deluso, provò a scendere, trovandosi subito in difficoltà.
Il cugino, che seguiva la salita dalla base, gli urlò di provare a destra. Angelo, tremante, traversò su una cengetta marcia, trovando solo pochi appigli per le mani, e dopo interminabili minuti riuscì a posare un piede su una minuscola lista erbosa, da cui pian piano giunse alle ghiaie. Era la sua prima scalata: aveva dodici anni.
Qualche anno più tardi, dopo aver lavorato da un orefice, lasciò il chiuso della bottega per scalare le montagne. Richiamato dall'esercito austriaco, stette tre anni in divisa; al rientro fu accolto come portatore a Pratopiazza, e si spinse sulle cime ampezzane e pusteresi sotto la guida dell'esperto Giovanni Cesare Siorpaes, "Jan de Santo".
Dopo un corso a Villach, a ventott'anni fu promosso guida e iniziò ad aprire nuove vie, vincendo fin dall'inizio alte difficoltà. Passando qualche volta a Fosses, avrà sicuramente lanciato uno sguardo al Castel, dove aveva iniziato una lunga e luminosa carriera, che lo portò a conoscere tutte le cime d'Europa.
Il 21 aprile 2016 saranno sessant'anni dalla sua morte: si potrebbe rivalutare il ricordo del simbolo delle guide ampezzane, magari con una piccola targa proprio sulle rocce del Castel de Fosses.
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