Venticinque anni fa, una montagna ampezzana su cui salivo per la prima volta dopo aver spulciato a fondo la guida Berti alla ricerca di nuove idee, mi diede emozioni più intense del solito: la Bujèla (cioè l'ago) de Padeon, sulla dorsale del Pomagagnon.
La Bujèla un torrione singolare, isolato e poco appariscente, che s'impone allo sguardo guardando verso la Val Padeon dalla Statale d'Alemagna nei pressi di Ospitale. Fino al 28 luglio 1985 vantava soltanto una via normale pressoché sconosciuta e disertata, e fra gli scalatori godeva di una considerazione nulla.
Quella domenica, gli Scoiattoli Paolo Bellodis e Massimo Da Pozzo inventarono - sulla placca grigio-gialla e compatta che guarda i Prade del Pomagagnon, resto di un'antica frana - la via "Gipsy": 180 metri di stampo moderno con difficoltà di quinto e sesto, in seguito frequentata spesso. Così la cima guadagnò, se non la notorietà, qualche citazione in più sulla stampa specializzata.
Quella domenica, gli Scoiattoli Paolo Bellodis e Massimo Da Pozzo inventarono - sulla placca grigio-gialla e compatta che guarda i Prade del Pomagagnon, resto di un'antica frana - la via "Gipsy": 180 metri di stampo moderno con difficoltà di quinto e sesto, in seguito frequentata spesso. Così la cima guadagnò, se non la notorietà, qualche citazione in più sulla stampa specializzata.
La Bujèla in lontananza, salendo sulla Punta Erbing
(foto E.M., agosto 2009) |
Sulla Bujèla erano saliti per primi con intenzioni alpinistiche i carinziani Viktor Wolf von Glanvell e Karl Günther von Saar, che ottantacinque anni prima degli Scoiattoli, il 28 luglio 1900, seguirono la cengia a spirale che avvolge il torrione con regolarità. Due giorni dopo, il loro compagno Karl Doménigg salì invece per un camino alto e liscio, che incrocia la via Glanvell con qualche difficoltà in più (per la verità, durante un'esplorazione, non capimmo dove fosse...).
La via originaria, poco battuta anche se Visentini, nel suo libro "Gruppo del Cristallo" (1996), lo giudicava una delle normali più godibili della dorsale del Pomagagnon, presenta difficoltà di 1° grado superiore. Non è una semplice gita, ma nemmeno una scalata: la corda - salvo che nel tratto iniziale, se qualcuno non si sentisse sicuro - serve poco.
Salendo ci si destreggia fra alberi, ghiaie, mughi, roccette, e poco sotto la vetta su una solida e ripida paretina. Fatti i conti, per guadagnare la sommità, quasi piatta e molto comoda perché erbosa, ci vuole un po' di impegno.
Salendo ci si destreggia fra alberi, ghiaie, mughi, roccette, e poco sotto la vetta su una solida e ripida paretina. Fatti i conti, per guadagnare la sommità, quasi piatta e molto comoda perché erbosa, ci vuole un po' di impegno.
Dopo la salita del 1991, tornai sulla Bujèla nella frizzante mattina del 14 novembre 1992, scoprendo la via in parte gelata e sgradevole, e poi ancora una terza volta nel settembre 1995. Questa concluse la serie delle mie visite ad una vetta così singolare.
La Bujèla de Padeon, che oggi possiede anche un piccolo libro di vetta, è un angolo di mondo al quale, prima che cedimenti e frane invadano la cengia e rovinino un accesso ancora avventuroso, seppure non troppo difficile, agli amanti delle rocce selvagge consiglio di dare un'occhiata.
Sulla Bujela non sono mai salito, ma una volta, e qui posso precisare l'anno, 1995, dopo essere giunto con Albert sulla punta Fiames abbiamo valicato la Forcella che separa la Bujela dalla Croda Longes (credo) e abbiamo raggiunto il canale che porta alla Croda del Pomagagnon, per un sistema di cenge dapprima comode e poi via via più strette fino a morire qualche metro prima del canale stesso (passaggio delicato per la friabilità e gli appigli piuttosto piccoli). Una volta in cima, Albert ebbe l'intuizione che si poteva superare la paretina di fronte e raggiungere la sommità del cengione che dalla base dell'ultimo salto prima della cima della Croda Longes scende a Forcella Pomagagnon. Una decina di metri verticali ma ben appigliati (io pensavo II, per Albert qualcosina di più) seguiti da una delle più belle e spensierate discese che io ricordi. Ora spiego perchè mi ricordo l'anno (sono troppo disordinato per tenere diari): prima di affrontare la salita a Punta Fiames, proprio in mezzo ai baranci, mi ero lussato la spalla sinistra (per la nona e, per fortuna, ultima volta!), ma Albert era riuscito a ridurre la lussazione ed avevamo proseguito, con una buona dose di incoscienza, per il giro che ti ho appena descritto.
RispondiEliminaCiao
Saverio
Come sempre, approfitto del tuo blog per tenere freschi i ricordi di Cortina, in attesa della prossima estate. Se esagero, avvisami!
RispondiEliminaLa Bujèla de Padeon, insieme al Taburlo e alla Cima Le Bance (o Cima Bance?), per me costituisce un filone bellissimo di escursioni: isolate, molto panoramiche, di difficoltà non turistica ma neanche troppo difficili, non troppo lunghe, con vegetazione a rendere più “bucolica” la salita. Sensazioni simili me le hanno trasmesse anche il Monte Scabro / Rauhkofel, la Prima Pala Pezorìes e la più frequentata Croda de r’Ancona (quando si passa dai pressi dell’arco naturale).
Escursioni più lunghe e a maggior quota, nel regno delle rocce, quali la discesa diretta dalla Tofana alla Val Travenanzes, le traversate intorno alle Cime Fanis, la parete Est del Valon Bianco, e molte altre, costituiscono un anch’esse filone altrettanto interessante. Quando ho qualche giorno da trascorrere a Cortina, mi piace alternare le due tipologie.
Con l’amico Paolo abbiamo calcato la vetta della Bujèla per la prima (e fino ad ora unica) volta in uno splendido weekend di ottobre 2009.
La scelta della Bujèla era nata sfogliando il solito libro di Visentini, poi confortata dalle tue entusiastiche relazioni lette su internet.
In realtà avevamo tentato già l’estate prima, ma non avevamo trovato il punto di attacco per salire sulla cengia a spirale. Nei tentativi, siamo saliti troppo, arrivando fino alla forcella tra la Bujèla e la Croda Longes; qui, in modo beffardo, poche decine di metri sopra di noi, ci faceva capolino la fine della cengia a spirale, ma passaggi troppo difficili per noi ci separavano da essa. Decidemmo però di ripiegare su un altro obiettivo, che si rivelò altrettanto degno di nota: tornammo in parte sui nostri passi, attraversammo la Val Pomagagnon e salimmo sulla prospiciente Prima Pala Pezories. All’epoca non avevamo intuito la possibilità, suggerita da Saverio, di raggiungere la Croda Pomagagnon (a oggi per me ancora inaccessa) dalla forcella tra la Bujèla e la Croda Longes.
Sia Paolo sia io abbiamo già espresso la volontà di tornare sulla Bujèla… e mi è venuta l’insana idea di provare durante le imminenti vacanze, complice l’assenza di neve. Chissà se riusciremo a organizzare e, nel caso, se le condizioni invernali ci permetteranno di raggiungere la vetta. Altrimenti, con pazienza, rimanderemo alle prossime estati.
Attento che, in mancanza di neve, ci può tuttavia essere il pericolo del vetrato, visto che di notte la temperatura scende sotto zero. Non ci saranno invece pericoli di valanghe (la zona mi sembra, in condizioni "normali", abbastanza battuta o sbaglio?)
RispondiEliminaBuone escursioni
Saverio
Non vorrei fare la chioccia, ma la Bujela non mi sembra proprio adatta per questo mezzo inverno: anche se non c'è neve, è in gran parte all'ombra e sarà gelata, come lo era già nel novembre 1992. Ci sono tante altre cose, più semplici, da fare, d'inverno!
RispondiEliminaCiao
Avete perfettamente ragione, ovviamente le condizioni vanno valutate molto attentamente. La meta della gita non è mai la vetta, ma è tornare a casa.
RispondiEliminaE qui apro una piccola parentesi ancora: quando sono alla mia scrivania a Milano a volte mi faccio trasportare un po' troppo dalla fantasia. E' solo quando arrivo sul posto che riesco a farmi un'idea buona delle condizioni ambientali e climatiche.
Ma è bellissimo lasciarsi trasportare dalla fantasia, specialmente sulle montagne! Lo faccio quasi quotidianamente anch'io, che pure vivo a Cortina ma in certi luoghi non ci passo più da anni, e chissà se ci passerò di nuovo. Viva la fantasia!!!
EliminaVisto che non sei mai andato sulle Rocchette, il Zoco potrebbe essere una buona soluzione; anche se un po' lunga, viste le giornate decisamente corte, partendo presto si puo` fare (ricordati una frontale per il ritorno). Ciao
RispondiEliminaSaverio
Alla fine sono andato con Paolo un giorno sul Popena Basso (saliti per la via normale a est, scesi a sud-est sopra Malga Misurina, prima per un canale poi per una traccia tra mughi, ricalcante una mulattiera di guerra e ripulita molto di recente) ed un altro giorno su Croda dell'Arghena e Scoglio di San Marco. Entrambi i giri, ad anello, bellissimi e con luci spettacolari! Viste le condizioni sul campo, penso che saremmo potuti salire sulla Bujela senza grosse difficoltà ma, vista l'esposizione a nord, senza neanche preoccuparci dell'eventuale presenza di ghiaccio, abbiamo pensato fosse più godibile in estate.
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