Molti appassionati conoscono e apprezzano il Rifugio Vallandro (Dürrensteinhütte), posto a 2040 m all'estremità dell'altopiano di Pratopiazza.
Siamo in tanti anche a Cortina, dove - fino a tempo fa - per dire "vado al Vallandro" si usava anche “vado su da Maria”, impersonando il rifugio nella dinamica signora pusterese che lo condusse col consorte Ferdl d'estate e d'inverno, per tanti anni.
Ora Maria è scesa in città, lasciando la gestione in mano ad altri, e il
Vallandro è ormai un rinomato punto fermo, di stagione in stagione, per escursionisti, bikers, fondisti.
Il rifugio sorge in territorio di Dobbiaco, sul piazzale con il forte austriaco che durante la Grande Guerra vigilò sul
fronte; vi si può giungere dai due parcheggi di Pratopiazza con una camminata quasi in piano, oppure da Ponticello in Val di Braies tagliando più volte la strada carrozzabile, o ancora dal Passo Cimabanche per la Val dei
Chenope (d'estate e in autunno sicuramente la scelta migliore), o infine da Carbonin per la Val di Specie.
Al Vallandro, ottobre 2014 (foto I.D.F.) |
Quest'ultima soluzione segue la strada più volte sistemata e dal 2014 dedicata al pioniere Paul Grohmann, che rimonta per 7 km l'ampio dosso boscoso che sale da Carbonin, e se ben innevata diventa una lunga e poco ripida pista per sci e
slittini.
Percorrerla è, tutto sommato, abbastanza monotono, ma alcune scorciatoie (la più corposa è il cosiddetto “troi dei 1500”, che costituisce quasi un'escursione a sé stante) movimentano la strada, e le due ore buone che ci vogliono, passano abbastanza in fretta.
Quante volte
l'abbiamo battuta in tanti inverni, in salita e in discesa, di giorno e anche di notte! Quante volte l'aria tagliente dell'altopiano ci ha sferzato uscendo dal bosco, quando alto accanto al forte s'intravede il rifugio, ma il tratto che manca sembra non finire mai!
Quante volte siamo giunti sudati in quella casa, lasciando fuori la neve e bramando soltanto di rifugiarci al caldo della grande stufa!
Il Rifugio Vallandro appartiene ai nostri ricordi e le visite che gli abbiamo fatto ormai sono storia. La prima volta che giunsi lassù, infatti, ero in 2^ media: fu un'idea della scuola e del naturalista Rinaldo Zardini, che ci portò a cercare fossili sull'Alpe di Specie. Quarantasei anni fa.
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