Tra le guide e i portatori che animarono l'epoca d'oro dell'alpinismo ampezzano, uno solo era "foresto”, quindi escluso dal Catasto dei Regolieri, pur avendo fatto casa nella valle ed essendosi tanto integrato nella comunità da acquisire lo schietto soprannome di "Nìchelo".
Si trattava di Luigi Picolruaz o Piccolruaz, nato nella vicina Val Badia nel 1862. Di professione fu anzitutto uno stimato guardacaccia nella tenuta delle nobildonne Emily Howard-Bury e Anna Power-Potts, che negli ultimi anni del secolo avevano fatto erigere su un colle alberato sopra il Tornichè - tra Fiames e la chiesa di Ospitale - la Villa Sant’Hubertus, casa di caccia che fu rasa al suolo durante la Grande Guerra.
Servendosi della sua profonda conoscenza del territorio, il "Nìchelo" aveva ottenuto già a ventidue anni la licenza di guida alpina, e la rinnovò sino al 1909. L'unica notizia su di lui che ho trovato in un documento, riguarda la seconda ascensione della Torre Grande d'Averau (prima: C. G. Wall con la guida G. Ghedina, 17/9/1880), che compì con tre paesani il 5/6/1883. Il suo volto compare, invece, in molte fotografie di battute venatorie, accanto ai nobili stranieri che amavano venire in Ampezzo per inseguire la fauna selvatica.
Dopo una battuta di caccia sul Col Bechei. Il 1°a destra seduto è Luigi Picolruaz: da Fini-Gandini, Le guide di Cortina d'Ampezzo, 1983 |
La famiglia Picolruaz diede un notevole contributo alla guerra. Allo scoppio del conflitto due figli di Luigi, Anselmo (classe 1889) e Angelo (1890), partirono sul fronte russo col 3° Rgt. Bersaglieri e col 1° Rgt. Cacciatori. Nel maggio 1915 anche il capofamiglia, che aveva comunque superato l'età per l'arruolamento, fu inquadrato nel 4° Rgt. Cacciatori con i figli gemelli Luigi junior ed Emilio, sedicenni. La moglie Caterina aveva scongiurato il marito di lasciare a casa i più giovani, ma i Picolruaz si trovarono ugualmente in guerra in cinque, e per di più il capofamiglia fu anche gravemente ferito a Landro.
Al termine del conflitto tornarono tutti a casa a La Vera, lungo la strada di Alemagna; Emilio però non sopportò i disagi patiti al fronte. Rincasato nel novembre 1918 perché ammalato di tubercolosi, il 29 giugno dell'anno seguente si spense, a vent'anni.
Nello stesso periodo il "Nichelo" ebbe anche un'altra amarezza: dovette rispondere alla Sezione Ampezzo del DŐeAV (dal 1920, Sezione di Cortina d'Ampezzo del CAI), dell'accusa di avere guidato senza licenza un cliente sul Monte Cristallo.
La famiglia di Picolruaz, che morì a sessantadue anni, si è estinta in linea diretta con l'ultimogenito Maurizio, anche lui guardacaccia e tenace custode delle memorie avite (1904-81).
Oggi Luigi, la prima guida alpina "foresta" d'Ampezzo, resta ancora escluso dalle lapidi che, nel cimitero di Cortina, ricordano le guide e i portatori scomparsi.
Questo potrebbe essere un invito a rimediare.
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