Una fotografia di Angelo Dibona, databile intorno al primo dopoguerra, ritrae la guida che recupera la corda sul Sas da Pèra, roccione nel bosco alle falde del Pomagagnon, che pare fosse la sua falesia preferita.
Oltre a confermarmi che anche il fuoriclasse si allenava su piccole montagne, spesso prossime al fondovalle (il "Pilato" abitò per anni nel villaggio di Chiave, a poca distanza dal Sas da Pèra), l'esistenza della falesia mi aveva incuriosito molti anni prima di vedere la fotografia.
Angelo Dibona in palestra (da www.gustav-jahn.at) |
Una volta ci ero anche passato, non ricordo più con chi, ma anni dopo mi venne voglia di sapere qualche cosa di più. Così, un sabato pomeriggio di settembre tornai da quelle parti con Iside, passando per Grava e risalendo la traccia del vecchio impianto di risalita fin sul culmine di Pierosà (alle pendici del quale merita una sosta il bar di Paolo, quasi un rifugetto raggiungibile in un quarto d'ora dal centro, dove ci si ristora con bevande e ottimi dolci, se si portano bimbi li si può lasciare a giocare nel parco antistante, e soprattutto si gode un panorama quasi circolare sulle montagne d'Ampezzo).
Quel pomeriggio, da Pierosà - il "Pichéto" degli sciatori degli anni Cinquanta-Settanta - passammo alti sopra Staulin facendoci strada tra i fitti alberi, transitammo intorno al Sas e chiudemmo la camminata a Col Tondo e poi a Grava.
Solo che il Sas da Pèra di Angelo Dibona non c'era più!
Solo che il Sas da Pèra di Angelo Dibona non c'era più!
Nel libro di De Zanna-Berti sui monti, boschi e pascoli ampezzani nei nomi originali avevo letto che (pur disponendo Cortina di tonnellate di pietre da poter sfruttare, anni fa per ristrutturare un albergo del centro, si andò a cavar sassi proprio da quel macigno. Così, la porzione rimasta è quasi sommersa da cespugli, erba e piante e la falesia della grande guida è sparita.
La zona che circonda il Sas, tra Alverà, Grava e Chiave, resta comunque curiosa, perché il “Pichéto”, sul quale imparai a sciare anch'io, dopo decenni è tornato silenzioso. Il cemento e il ferro dello skilift sono stati asportati, e la natura si è ripresa quanto aveva prestato all'uomo, inclusa la possibilità di capire come fosse il luogo in cui Angelo Dibona saliva a sgranchirsi o a rifinire la preparazione in vista di nuove campagne.
Assodato che del Sas da Pèra resta praticamente il ricordo, concludo con una modesta proposta: porre sul cocuzzolo di Pierosà una piccola croce di vetta, magari dedicata a Dibona. La panoramica sommità (quota 1413) si sale con una facile passeggiata - da Grava sarà un centinaio di metri di dislivello - e potrebbe diventare l'"Hüttenberg" di Paolo; ormai quasi ogni rifugio, specialmente in Alto Adige e in Austria, si vanta di avere il proprio!
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