Una
cima delle Dolomiti Ampezzane negletta dai visitatori, assente dai libri fino al 2012 e paradossalmente –
per quanto mai molto battuta – più nota oggi, in un momento in cui sempre più spesso si vanno a cercare luoghi “diversi”, estranei alle mode, alla confusione, al
“preconfezionamento alpinistico”, è senza dubbio la Rocchetta
di Campolongo, quarta e penultima per altezza delle cime che continuano la dorsale del Becco di Mezzodì a SO di Cortina e vanno a concludere il perimetro comunale all’altezza di Dogana Vecchia.
Quotata
2371 metri e priva di serie difficoltà alpinistiche, accessibile con una robusta escursione che si può iniziare al ponte di Socòl
(1276 m di dislivello) o a quello di Rocurto sulla strada del Passo Giau (666 m di dislivello, tragitto comunque piuttosto lungo), è frequentata in buona parte da locali. Secondo il libro di vetta, che rimpiazza quello
originario, posto nell'estate 1986 con una tabella lignea e qualche bollo rosso sulla "via normale" da un gruppo di amici
di Zuel, spesso però registra salite di alpinisti provenienti da lontano.
Meta di gite collettive (la Sezione del Cai di Cortina vi portò 18 persone e un cagnolino nel settembre 2004, quella di
Conegliano vi è salita nell'estate 2013), solcata sul versante cadorino da alcune vie di roccia di difficoltà classiche, la Rocchetta
è nota perché il 16.10.1999 una coppia di locali
scoprì casualmente sulle rocce del culmine, 220 anni dopo l’incisione, un “doppio”
termine di confine numero 1 tra Ampezzo e San Vito di Cadore (dal 1511 al 1918 tra Tirolo e Venezia).
Gita sociale del Cai Cortina sulla Rocchetta di Campolongo, 5.9.04 (foto Carlo Bortot) |
So che appassionati di luoghi romiti di recente sono saliti sulla Rocchetta anche
direttamente dal lato nord, che guarda verso la conca d'Ampezzo,
per un itinerario forse inedito, di cui però non ho altre notizie e forse scriverò qualcosa in
futuro.
In ogni caso, la cima della Rocchetta - ormai sgombra dalla neve - attende anche
quest’anno qualche altro curioso e disposto a fare fatica per godere lassù l’aria
finissima e i grandi silenzi delle Dolomiti dimenticate.
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