19 set 2018

Quando ai piedi del Dito di Dio c'era più rispetto!

“Pi se ra mescéda e pi ra puza” (“Più si rimesta (il letame) e più puzza”) si dice a Cortina, e sarebbe meglio non attizzare ancora il fuoco sulle lamentele e le polemiche; ma voglio aggiungere sommessamente qualcosa, sullo stato in cui versa - per suo merito o per "colpa" della Rete che lo magnifica, attraendovi migliaia di persone di ogni risma - il lago glaciale ai piedi del Dito di Dio.
La modesta proposta di prevenzione che avanzo apparirà forse impraticabile, politicamente scorretta, irrispettosa dei diritti e delle aspettative dei fruitori della montagna, ma – posto che i social media sono seguiti da milioni di utenti, che vi riversano tutto e il contrario di tutto, spesso con profitto e spesso con effetti deleteri - apprezzo gli amici di Padova (coi quali, comunque, a Cortina e nei dintorni sono d'accordo anche altri), che hanno scritto alla stampa, ventilando quanto segue. 
Per ovviare al degrado del lago del Sorapis, giacché è difficile cambiare le persone devono cambiare le cose: si tolgano allora dal sentiero del rifugio Vandelli la comoda scalinata metallica e le attrezzature che più sopra facilitano la cengia ai piedi delle Cime di Marcoira, e si installi qualcosa di più “alpinistico” e minimale, come del resto fino a pochi anni fa.
Quando ai piedi del Dito di Dio c'era più rispetto
(rifugio C.L. Luzzatti 1930 ca. Foto G. Ghedina)
Sarebbero utili alcune corde soltanto o scale meno "metropolitane", che filtrino i passanti mettendo in guardia chi non sia allenato, capace e attrezzato e magari dirottandolo verso altri lidi. 
Ci sono, è vero, altre soluzioni per giungere al lago, più o meno impegnative: il sentiero che sale dal Passo Tre Croci però è il meno lungo, il meno ripido, il meno faticoso e per questo è ormai congestionato e bisognoso di regolamentazione.
Continuando a semplificare la Montagna con nuovi bivacchi, ferrate anche su cime insulse, malghe “gourmet”, piste ciclabili e per down hill, sentieri rullati come strade, ad un certo punto non sarà più il caso di deplorare l'assalto montante e sempre più screanzato alle Dolomiti, di chi non ha né preparazione né rispetto. 
Dal punto di vista economico e d'immagine, si può concludere che i "nuovi alpinisti" che giungono e giungeranno al lago del Sorapis in sandali e col canotto, saranno sempre e comunque una fonte di lavoro: per i mass media e per il Soccorso Alpino.

1 commento:

  1. Non posso che essere d'accordo. In un lontano passato ho percorso più volte i due sentieri, l'uno dal Tre Croci, l'altro dai Tondi, che conducono al Vandelli/Luzzati, insieme a mia madre, che certamente non era un'alpinista, ma non si era mai trovata in difficoltà con le attrezzature di allora. Mi dispiace molto apprendere che si è voluto "facilitare" (ma sarebbe meglio dire "banalizzare") un approccio che difficile non era, ma serviva almeno a scremare i fruitori più inadeguati.
    Certo è che da quando, una mattina presto, percorrendo il sentiero che conduce al Passo Principe, ho visto un tale che, con una fragorosissima macchinetta, "metteva a posto" i sassi del sentiero (tra l'altro in perfette condizioni senza bisogno di alcun intervento), mi sono chiesto dove andremo a finire.

    Saverio

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