Fino a qualche anno fa, gli ampi pendii di pini, mughi e detriti sopra la Statale d’Alemagna nel tratto da Acquabona - presso Cortina - a Chiapuzza, all’imbocco nord di San Vito, erano sicuramente un po' più appetibili per l'escursionista.
In seguito alle grandi colate di ghiaia, reali o prevedibili, che affliggono il versante sud della Croda Marcora e ai lavori di regimazione in corso di completamento, infatti, l'area ha perso un po' in estetica e in agibilità, e incute un certo riguardo anche ai più smaliziati. Solcata da un solo sentiero segnato, un paio di piste forestali e numerose tracce di animali e di cacciatori, a inizio e fine stagione - data la quota e la favorevole esposizione - offre comunque possibilità alternative di svago.
Le nostre mete più frequenti erano tre: la galleria militare ai piedi della Punta Nera, «Ra man», con gli antichi segni confinari numero 9 e 10 tra Ampezzo e il Cadore, Tirolo e Venezia, la Baita Peniés e la soprastante pala erbosa sovrastata da una cascata intermittente. Luoghi minori, ma di sicuro fascino e solitudine: a parte una volta «su da ra man» e una ai Peniés, per molti anni lassù ci accolse il silenzio.
Di mete perseguibili ce ne sono poche altre e a una di esse, scelta forse per caso, salii con Clara e Roberto, un giorno di primavera. L’obiettivo era il Iaron (ghiaione) de Pampanin, il lungo e ripido canale detritico che dal bosco s’insinua tra le rocce, terminando sotto una cospicua frana che ha smosso una porzione della parete soprastante, lasciando una grande nicchia giallastra e dal sinistro aspetto.
Il versante meridionale della Croda Marcora: a destra in basso, la grande nicchia di frana (foto I.D.F.) |
Quella mattina salimmo sotto la nicchia, con un po' di fatica a causa delle ghiaie mobili e della carenza di tracce, e lassù sostammo per poco, accompagnati dal ronzio inquietante di qualche sasso in caduta. Fu tra l'altro singolare scoprire proprio al culmine del canalone ...una piccola cassetta di legno per la frutta, portata chissà quando, forse dal vento?
Il Iaron de Pampanin, oronimo che si collega ai casati Pompanin di Cortina e Pampanin di Zoppè di Cadore (un tempo anche di San Vito), non fu di certo un traguardo indimenticabile, ma un'idea molto originale; e come tale ci ricorda quelle primavere.
Tutti luoghi a me del tutto ignoti e di cui provo enorme piacere nello "scoprirli" anche se in modo indiretto. Vedi quante cose interessanti e nuove hai da raccontarci!
RispondiEliminaAncora grazie
Saverio
Grazie Saverio, dell'attenzione.
EliminaTutta la zona è molto poco nota, tranne che ai cacciatori di San Vito e ad alcuni appassionati di Cortina.
Era l'ideale per passeggiate primaverili di mezza giornata, a cavallo del vecchio confine tra il Tirolo e la Serenissima.