Nel gruppo del Cristallo, cuore delle crode ampezzane, l'oronimo ladino Popena - nato dall'unione di "pó-", "dietro", e "péna", "pendio roccioso coperto da magra vegetazione" - distingue 12 luoghi diversi tra Cortina e Auronzo.
Iniziamo a contarli. Ci sono due valli, la Popena Alta e la Popena Bassa, percorsa dalla strada Misurina-Carbonin; c'è poi una cima severa e tra le meno battute della zona, il Piz Popena; abbiamo un Passo, oggi invalicabile per le frane da cui è tormentato, che separa l'impluvio detritico verso il Rudavoi dalla Val Popena Alta.
Proseguendo, c'è la sella di magro pascolo, occupata dai resti di una casetta, che in stagioni ormai lontane fu ospitale rifugio per alpinisti e sciatori impegnati lassù. Abbiamo due torri, una delle quali salita dalla guida pusterese Michele Innerkofler il 29.7.1884, poche ore dopo aver scalato con la cliente Mitzl Eckerth la vicina e inaccessa Croda di Pousa Marza; tre torrioni, su uno dei quali già nel 1908 il giovane Angelo Dibona affrontò da solo le più alte difficoltà del tempo; al penultimo posto si piazza la grossa torre visibile da Misurina che nel 1893, dopo la salita di un colonnello e fotografo germanico con due guide, da Popena Pìciol cambiò il nome in Torre Wundt. C'è infine un monte dalle forme bonarie, bazzicato già in tempi remoti da pastori e cacciatori.
Quest'ultimo è noto anche perché nell'agosto 1926 lo studente vicentino Severino Casara lo battezzò come comoda "palestra di roccia" di Misurina, che ebbe negli anni un grande successo; oggi sulle sue pareti ci sono molte vie di varia difficoltà, che portano i nomi di Mazzorana, dei lecchesi del gruppo di Cassin, del triestino Zanutti, degli Scoiattoli di Cortina Alverà, Apollonio, Lacedelli e Lorenzi, di Alziro e Nicola Molin, di Cipriani.
Il monte è una cupola di 2225 m., coperta da campi di mughi in cui si avventurano i camosci, sul lato che scoscende verso la Val Popena Alta, e strapiombante invece verso Misurina con una larga parete di dolomie colorate.
Ad accrescere la confusione toponomastica, il monte ha due nomi: qualcuno lo chiama Monte Popena, altri Popena Basso, altri ancora lo scambiano persino col fratello maggiore, il Piz Popena, che gli sta alle spalle, è alto 3152 m. e ha un aspetto molto diverso.
Ad accrescere la confusione toponomastica, il monte ha due nomi: qualcuno lo chiama Monte Popena, altri Popena Basso, altri ancora lo scambiano persino col fratello maggiore, il Piz Popena, che gli sta alle spalle, è alto 3152 m. e ha un aspetto molto diverso.
Il Monte Popena o Popena Basso, dal lago di Misurina (foto I.D.F.) |
Il “piccolo” Monte Popena / Popena Basso, oltre che teatro di belle salite - fra le quali due classiche, aperte dalla guida Mazzorana negli anni '30 - è il traguardo di un'escursione che prende avvio dal lago di Misurina e consente una fuga originale nella natura, molto proficua se compiuta con le atmosfere dell'autunno. Il Monte per la via più logica, un'ex mulattiera militare abbastanza ben conservata e su cui si procede in modo facile e intuitivo, è godibile soprattutto quando più in alto non si sale. Ci si muove in un bosco antico e silenzioso, si passa ai piedi di una guglia dedicata a una ragazza caduta lassù nel 1944, si rimonta un piccolo "mare" di mughi e si esce su un morbido prato, dal quale si dominano le valli, le cime, le torri, le guglie cui si accennava all'inizio.
Da giovani, per noi Popena Basso significava "vie Mazzorana"; giunti al limite della parete, senza degnare la cima di uno sguardo si arrotolava la corda e ci si avviava veloci a valle, presi dalla fame e dalla sete.
L'ultima volta in cui siamo giunti lassù, in una nebbiosa giornata di settembre, non avevamo più corde e salimmo con calma sul culmine, dove un grande ometto di sassi resiste al tempo e alle bufere. Ci accolse la solitudine di una vetta che gli scalatori non visitano e i camminatori conoscono poco.
Superfluo constatare che, tra la nebbia rischiarata da un pallido sole, sul Popena quel giorno eravamo soltanto in due.
Superfluo constatare che, tra la nebbia rischiarata da un pallido sole, sul Popena quel giorno eravamo soltanto in due.
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