Poiché le scale lignee che salgono all'interno della torre campanaria di Cortina non rispettano le attuali norme di sicurezza, sul ballatoio del nostro campanile, inaugurato il 24.12.1858 e che raggiunge l'altezza di 70,17 m., escluse la croce e la sfera dorata sommitale, non è possibile salire.
Turisticamente forse è un peccato, poiché secondo qualcuno il campanile ampezzano poteva essere una proposta d'interesse panoramico e storico.
Turisticamente forse è un peccato, poiché secondo qualcuno il campanile ampezzano poteva essere una proposta d'interesse panoramico e storico.
Il panorama dall'alto, infatti, è suggestivo, ed è spiegato da 47 targhette metalliche fissate lungo la balaustra, che indicano i nomi delle montagne visibili, nella conca e oltre.
Chi ha potuto visitare il campanile quando era permesso, seppure non di frequente, ricorderà certamente le visite: chi scrive non dimentica il giorno d'inverno in cui con alcuni ragazzi, sfruttando la coltre bianca posatasi sulla balaustra, si divertì a lanciare palle di neve da settanta metri d'altezza, centrando anche l'ombrello di un malcapitato passante...
Un tempo, in occasione di ricorrenze particolari, qualche temerario scalava il campanile, per farvi sventolare bandiere e stendardi. Già intorno al 1882 l'alpinista tedesco Emil Zsigmondy aveva sfidato la forza di gravità percorrendo in piedi tutta la balaustra. Nel 1925 e 1927, in occasione della visita del Principe ereditario Umberto di Savoia, la guida Enrico Gaspari Becheréto salì sulla croce a fissare la bandiera del Regno.
Il campanile in un inverno nevoso (foto I.D.F.) |
A metà '900, poi, gli Scoiattoli Armando Apollonio Bocia e Luigi Ghedina Bibi risalirono per collocare stendardi: si ricorda anche la salita del 1954, per festeggiare il ritorno dal K2 di Lino Lacedelli. Nella primavera 1945, anche la guida Marino Bianchi aveva raggiunto la croce in occasione della liberazione dell'Italia dal nazifascismo, collocandovi una bandiera.
Non tutte le scalate del campanile sono state fortunate: il 26 aprile di dieci anni fa, infatti, Marco Da Pozzo, guida che con il collega Luca Dapoz stava lavorando sul ripido culmine, scivolò sulla lamiera; cercando senza successo di afferrare l'asta del parafulmine, Da Pozzo sbatté con violenza sul tetto decedendo sul colpo.
L'episodio suscitò molta commozione e preoccupazione, allontanando per chissà quanto tempo la prospettiva di ulteriori scalate del campanile.
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