Da topo di biblioteca, sfoglio spesso pubblicazioni moderne e antiche che, oltre alla pratica sul campo - ormai purtroppo molto ridotta - alimentano le informazioni sull’ambiente e la storia dolomitica e stimolano a una formazione permanente, che investe anche peculiarità storiche ed ambientali minori.
Nella guida delle Dolomiti Orientali che il medico ed alpinista veneziano Antonio Berti diede alle stampe per la prima volta nel 1908, un breve paragrafo mi ha incuriosito.
Vi ho trovato, infatti, un oronimo, «Torre Fragele», che seppur esterno al territorio ampezzano riguarda una guida di Cortina che amò in particolare il gruppo, ancora poco esplorato, dei Cadini di Misurina: Giovanni Cesare Siorpaes Salvador (Jan de Santo). Sconosciuto ai più, l’oronimo si riferisce ad una guglia di soli venticinque metri d'altezza, che campeggia sulla Forcella della Neve fra i rami «della Neve» e «di San Lucano» dei Cadini, molto frequentata da escursionisti e scialpinisti.
Il 21 luglio 1900, la piccola torre fu salita e battezzata dalla ventenne baronessa ungherese Ilona von Eötvös, appassionata delle Dolomiti come il padre Loránd e la sorella maggiore Rolanda, e da «Jan», una delle guide preferite della famiglia. Berti descrisse la salita come difficile, ma di essa non ho trovato traccia in alcuna delle mie solite fonti, se non nella preziosa edizione della guida del 1928.
Giovanni Cesare Siorpaes Salvador, più noto come Jan de Santo |
Non comprendendo la radice dell’oronimo, mi sono appoggiato a Wolfgang Strobl di Dobbiaco, storico esperto del turismo e dell’alpinismo dolomitico, che sta studiando la famiglia von Eötvös, protagonista di tanta storia otto-novecentesca tra Dobbiaco, Cortina e Auronzo.
L'amico ha risolto prontamente il caso, ricavandone la soluzione da un articolo del 1902 dell'alpinista germanico Adolf Witzenmann. Fragele, termine tedesco-tirolese di cui non è facile decifrare l’etimologia, non era altro che il nome del cane di Jan de Santo...
Quel giorno di centovent'anni fa l’animaletto, giunto in forcella zampettando accanto alla guida e alla cliente e lasciato in sicurezza su un terrazzino, fu testimone della salita, cosicché uno dei due alpinisti volle battezzare la torre in suo onore.
Nessun commento:
Posta un commento