Nell’archivio del CAI Cortina, fra interessanti documenti, è conservato un quaderno rilegato con una robusta tela verde. In III pagina si legge l’intestazione: “Club Alpino Italiano Cortina – Punta Fiames”: ogni facciata reca una griglia con tre colonne, “Data”, “Cognome e nome” e “Provenienza”. È il libro di vetta della Punta Fiames, cima del Pomagagnon che sovrasta e prende il nome dall’omonima località di Cortina.
Da 110 anni, la Punta è nota per le arrampicate che offre sul versante S; dal 1965 la sua fama è aumentata con l’apertura della via ferrata dedicata a Albino Michielli Strobel, che ne risale il fianco W ed oggi è sempre molto frequentata.
Prima di analizzare il libro di vetta, s’impone una premessa. La Punta si raggiunge senza difficoltà, per il sentiero che da Forcella Pomagagnon attraversa le ghiaie dello schienale. Dato il facile approccio, essa fu nota fin dall’antichità ai pastori che portavano gli ovini sui “Prade del Pomagagnon”, ai cacciatori e topografi, Il libro di vetta documenta 27 stagioni di storia della Fiames, più esattamente della via aperta sulla parete sud il 7/7/1901 da J. L. Heath con le guide Antonio Dimai e Agostino Verzi.
Le prime note risalgono all’autunno 1926, ma forse già in precedenza la Punta aveva un libro di vetta, che non sappiamo dove sia sparito. Seconda premessa: all’inizio del secolo scorso firmavano il libro anche molti salitori di altre vie della Fiames, che poi - per tornare all’attacco – scendevano lungo la “variante” della parete S. Negli anni ‘40, il libro si trovava prima dell’uscita della Via Dimai: nel marzo 1952, ormai esaurito, fu sostituito da un altro, che raccolse le firme dei visitatori fino all’11 agosto del 1958.
Il libro di vetta si apre il 23/9/1926 con due illustri esponenti dell’alpinismo: la baronessa ungherese Rolanda von Eötvös, riapparsa a Cortina dopo la pausa della Grande Guerra, e la guida Antonio Dimai, che aveva aperto l’itinerario un quarto di secolo prima. Le ultime firme, il 2 marzo 1952, appartengono allo Scoiattolo Guido Lorenzi, salito con Alfredo Zardini e il collega Lino Lacedelli.
Fra gli estremi, centinaia di nomi famosi e sconosciuti, guide, alpinisti d’ogni età e nazione, che per quasi trenta stagioni salirono la cima che domina Fiames lungo una via di roccia molto amata e frequentata.
Il 17/8/1927, firma lo studente Edoardo Amaldi, divenuto un fisico del gruppo dei “ragazzi di Via Panisperna”. Una settimana dopo, troviamo Ludwig Gillarduzzi, sacerdote nato ad Innsbruck da famiglia ampezzana, che si avventura sulla Dimai in solitaria.
Il 3 settembre la guida Angelo Dibona Pilato, che sulla via ha fatto il tirocinio e la ripeterà ancora 50 volte, vi porta i figli Ignazio, sedicenne, e Fausto di soli quattordici anni: nel 1945 la ripeterà anche con le figlie Giulia e Antonia.
Il 7 settembre compare il pittore Erwin Merlet, e il 25 - con Otto Menardi, Antonio e Giuseppe Dimai – sale di nuovo Rolanda von Eötvös.
11 ottobre: la guida Simone Lacedelli porta in vetta un personaggio interessante. È Giuseppe Venturoli, dottore in agraria di Bologna, che nel 1929 pubblicherà la sua tesi di laurea “Cortina d’Ampezzo nei primi dieci anni di regime italiano 1918-1928”, importante per la storia locale.
Il 10 giugno 1928, con Luigi Apollonio Longo, sale Rinaldo Zardini Foloin, fotografo che diventerà un’eminente personalità scientifica, vantata da Cortina a livello internazionale.
18 settembre 1929: Angelo Dibona guida Lucien Devies, salitore della parete E del Monte Rosa, con la quale si laureerà fra i migliori alpinisti francesi del ‘900. Nove giorni dopo, tornano di nuovo le Eötvös, con i fratelli Dimai.
Fra gli anni '20 e '30, scalano spesso la Punta tre guide già anziane, ma energiche e ancora desiderose di cimentarsi nella salita: Bortolo Barbaria, Antonio Dimai (salito lassù fino al 20/8/1930, anche se la storia gli accredita un’ultima scalata nel 1932) e Agostino Verzi, presente ufficiosamente fino al 27/8/1933.
La “paré” s’impone come una delle salite più rinomate d’Ampezzo. Le guide vi portano clienti quasi quotidianamente, d’estate e fuori stagione, in virtù dell’ottima esposizione del versante, che spesso si trova in buone condizioni anche d’inverno.
Il 9/7/1931, in cordata con Luigi Apollonio, sale Dino Buzzati: sarebbe bello sapere se l’ascensione fu mai “trasfigurata” dallo scrittore bellunese in qualche scritto!
Il 18/1/1932 Angelo Dibona scala la Dimai con Paul Leroy Edwards. in quel periodo Edwards ritorna spesso sulla Punta, e nella stagione 1932 la salirà tre volte, di cui una in solitaria.
Troviamo poi ancora Rolanda Eötvös con Giuseppe Dimai, e il 24 novembre chiudono la stagione Dibona, Leroy Edwards e Bepi Degregorio. Nel mezzo, un’altra firma celebre: Emilio Comici, salito il 2 settembre con clienti.
Il 17/7/1933 Giuseppe Dimai, Ignazio Dibona e Celso Degasper aprono la “Via Centrale”, tra la Dimai e lo spigolo. “Straordinariamente difficile, V grado superiore”, la nuova via non riscuoterà lo stesso favore della “paré”.
Compaiono numerosi locali, che lasciano sul libro commenti favorevoli (“ce bel! “, “magnifico”), e iniziano la carriera le guide della seconda generazione. Le salite della “paré” sono continue, anche se non eccessive: nel 1934 se ne contano 39, per un totale di 100 persone.
Le ultime due cordate del 1935 sono formate per l'ennesima volta dalle due Eötvös con Giuseppe Dimai e Celso Degasper, saliti l’8 ottobre. Dovrebbe essere l’ultima volta in cui le alpiniste ungheresi raggiungono le crode ampezzane.
Il sempre attivo Angelo Dibona, che se ne infischia degli anni che avanzano, scalerà la “paré” fino al 24 agosto 1949, quando – a settant’anni, col figlio Dino e Luigi Apollonio – porterà in vetta i clienti Anna e Cyril Escher.
In questo periodo, uno dei più fedeli ripetitori della Fiames è Celso Degasper, che al termine della carriera, vanterà il primato di aver salito la parete oltre 300 volte.
Il 26/7/1939 Emilio Comici e Osiride Brovedani stanno scendendo da Forcella Pomagagnon dopo aver raggiunto la Fiames. Sfuggono per un pelo al crollo di un tratto di cresta fra la Croda Longes e la Croda Pomagagnon, notato fin da Cortina. Il fatto ispirerà a Comici il celebre racconto “La falciata della morte”.
Il 26/5/1940 un altro scalatore illustre, Ettore Castiglioni, porta sulla Dimai il Commissario Prefettizio Alberto Brissa. Tornerà ancora nel luglio-agosto 1943, con il 7° corso d’addestramento alpinistico della Scuola Militare d’Alpinismo d’Aosta - Divisione Tridentina, di stanza al Passo Tre Croci.
Si vedono sulla “paré” i primi Scoiattoli, che rifiutano le vie facili e con la serenità e la disinvoltura tipiche della gioventù, iniziano dove i più anziani hanno coronato la carriera: la “Miriam”, il “Ris”, lo spigolo Jori. Il gruppo manovra abilmente le corde, rifiutando i maestri e ponendosi spesso in contrasto con loro, imparando il ”mestiere” a proprie spese, ribelle alle imposizioni ed in piena libertà.
In quel periodo frequenta la Punta, con compagni diversi anche Alma Bevilacqua, nota al pubblico come Giovanna Zangrandi, scrittrice bolognese di talento.
Il 16//5/1943, scrive per la prima volta il suo nome sul libro di vetta un ragazzo che diventerà celebre: Lino Lacedelli, classe 1925, entrato poco dopo negli Scoiattoli, poi guida e conquistatore del K2.
Il 12 giugno, passa un bellunese che sulle Dolomiti è di casa: Attilio Tissi, salito con la moglie, un amico e Piero Apollonio “Longo”. Tissi tornerà sulla Fiames nel 1947, quasi cinquantenne.
Il 17/1/1944, inaugurano la stagione Maurizio De Zanna “Toto” e Attilio Menardi “Hababi”, capo di un gruppo di giovani che si firmano “Diavoli Cortina” o con altre sigle, “Gatto”, “C.R.C.”, “D.A.G.”, “S.R.C.”.
In questi anni, la “paré” è animata quasi soltanto da ampezzani. Sulla Fiames, quasi come in un’isola dispersa nel tempo e nello spazio, gli echi del conflitto giungono attutiti: valgono solo i camini, i diedri e gli spigoli di una delle più belle cime di Cortina. Nonostante la guerra, nel 1944 vi saliranno 76 scalatori.
La Punta è sempre una buona fonte di guadagno per le guide: Dibona vi sale tre volte nell’estate ’44 e altre tre nel 1945. Sono sempre affezionati alla Dimai anche gli Accademici del CAI Otto Menardi e Bepi Degregorio, Presidente per mezzo secolo della Sezione del CAI di Cortina. Anna Caldart, giovane e valente scalatrice, sale la parete da sola il 26/7/1945: forse è la prima solitaria femminile.
Appaiono le guide nate dagli Scoiattoli: Alverà, Costantini, Ghedina, Pompanin, e poi Bianchi e Zardini. Gli “anziani” Apollonio, Barbaria, Degasper, Dibona, Franceschi, Lacedelli, Pompanin Togna sono sempre sulla breccia.
Sale il “Rosso Volante” Eugenio Monti, che prima di eccellere nel bob fu sciatore e rocciatore; si affacciano i “Ragni” di Pieve e molti compaesani scelgono la Fiames per passarvi una domenica in compagnia.
Passa il francese Pierre Allain, ottimo occidentalista; sale la guida di Misurina Valerio Quinz; lo Scoiattolo Albino Michielli Strobel corre sulla parete da solo in 50 minuti; Dino Dibona vi riporta i clienti del padre Angelo.
Il 7 giugno 1951, Ettore Costantini Vecio guida in vetta Giuseppe Richebuono, già cappellano a Cortina e buon alpinista, che 49 anni più tardi salirà sulla vicina Costa del Bartoldo, per rivisitare la cima e la croce che la caratterizza.
Il libro finisce il 2 /3/1952. Si chiude così l’epoca eroica della “paré”, delle guide dell’epoca classica, delle scanzonate compagnie di “Diavoli” e “Scoiattoli”.
La Via Dimai, ripulita dai continui passaggi e resa più sicura da chiodi fissi, continuerà comunque ad essere molto frequentata. Vi saliranno migliaia d’alpinisti, fra cui anche chi scrive, giunto in vetta per la prima volta il 27/5/1976 con Ivo Zardini Laresc, e ritornatovi poi in molte altre occasioni.
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Ernesto sulla Via Dimai, 9/7/1985 (notare l'attrezzatura!) |
Per chiudere questa lunga carrellata, mi auguro che la “paré” non passi mai di moda e veda ancora tante cordate all’opera, con la stessa passione che la via Dimai sicuramente ha comunicato agli alpinisti che la scalano da centodieci anni!.