In diverse
occasioni, mi è occorso d’intraprendere con entusiasmo la salita a monti poco noti - magari vicini a casa - fidando su relazioni il più delle
volte terribilmente obsolete, ma tornare a casa con le pive nel
sacco per non aver trovato l’attacco, aver frainteso lo sviluppo delle vie, aver sbattuto il naso su difficoltà inattese, spesso dovute a modifiche morfologiche che al relatore della via erano ignote
Ricordo, tra esse, l’itinerario aperto dalla “Squadra della
Scarpa Grossa” di Viktor Wolf von Glanvell nell'estate 1899 per la prima
salita della Cima Campestrin N, che con la vicina Cima
S forma il recesso più arcano delle crode di Fanes.
Seguendo
la descrizione di Berti, probabilmente stesa ancora da
Glanvell, quella volta prendemmo una solenne cantonata. Dalla relazione pareva che, dal sentiero tra l’Armentarola e Fanes,
all’altezza del Plan de Ciaulunch si dovesse rimontare la conoide detritica che sostiene il castello della cima.
Da qui per una serie
di camini, cenge e salti valutati di 1° o giù di lì, si poteva
giungere su una vetta, che - secondo l'amico Claudio Cima, scrittore di montagna prematuramente scomparso – dopo un secolo non era stata salita più di due-tre altre volte.
Eravamo in quattro,
era pieno agosto: giunti sconvolti alla sommità dell'implacabile e friabile pendio che dalla Cima scende verso la Val Badia, due rinunciarono alla vetta (uno aveva il Rolex nuovo al polso da difendere ...) accomodandosi in un anfratto sotto alcuni massi, mentre gli altri due, col fido “Berti” alla mano, cercarono la via degli austriaci.
photo: courtesy by www. magichedolomiti.it |
Ponendosi mille domande, gli intrepidi scalarono in libera un lungo camino, inclinato ma con difficoltà certamente superiori a
quelle previste, che scaricava senza posa. Quando l’ennesima
frana sfuggì loro sotto i piedi puntando dritta ai due
rinunciatari ormai quasi assopiti al tepore meridiano, pensammo che forse Glanvell non era passato proprio di là, che il camino era un altro, che una via di 1° grado non poteva essere tanto infida.
Alla fine ... lasciammo correre. La Campestrin N sarà certamente una cima misteriosa, suggestiva, fotogenica, ma che orrore, caro Viktor …!
Alla fine ... lasciammo correre. La Campestrin N sarà certamente una cima misteriosa, suggestiva, fotogenica, ma che orrore, caro Viktor …!
Interessante.... L'idea di andare sulla Cima Campestrin Nord, venuta proprio sfogliando la guida del Berti, è nell'elenco delle gite da fare nei prossimi anni. Ora ho capito che la ricerca non sarà facile... Ma il bello è questo!
RispondiEliminaBuon viaggio! Tra le vie di von Glanvell che ho fatto, quella tentata sulla Campestrin N è sicuramente una della peggiori.
RispondiEliminaAnch'io da anni ho la Cima Ciampestrin tra i miei sogni nel cassetto. Tuttavia non ho capito bene da dove l'hai attaccata. Tu parli del sentiero da Capanna Alpina a Fanes Grande, mentre a me sembra, ma probabilmente mi sbaglio, che la parte piu` abbordabile del Monte sia dalla parte che "guarda il Vallon Bianco". A pag. 178 del libro Tofane e Fanes di Cammelli c'e` una foto che mostra l'immane frana che scende dalla terrazza del Monte. Hai risalito quella? e il camino è situato in corrispondenza del vertice della frana e supera l' "alto e insormontabile muro di roccia nerastra"?
RispondiEliminaCiao
Saverio
Mi metti in crisi, perché non ricordo bene, si tratta del 1991 o '92. Mi viene in mente prima un pendio di detriti e blocchi ripidissimo e poi un camino, non verticale ma marcio da far paura, che risalimmo per una cinquantina di metri con difficoltà sicuramente di II-III. Per arrivarci, avevo seguito anche una vecchia indicazione dello scomparso scrittore e amico bellunese Claudio Cima, che ne aveva parlato ancora sulla Rivista della Montagna, definendo la Cianpestrin come una delle ultime cime "vergini" delle Dolomiti. Ciao.
EliminaErnesto