Alcune lastre fotografiche fin-de-siécle raccolte dalla guida Antonio Dimai e oggi in possesso del pronipote Franco Gaspari, ritraggono la "via originaria”
sulla parete sud della Punta della Croce, che fiancheggia la celeberrima Punta Fiames.
Quella via ebbe un buon credito nell'epoca d’oro dell'alpinismo. Aperta alla fine d'agosto del 1900 dalle guide Agostino Verzi e Giovanni
Siorpaes con Felix Pott, supera la parete con una ventina di cordate, soltanto un terzo delle quali però di rilievo alpinistico.
Durante la salita, infatti, si scavalcano varie cenge e zone erbose, per cui con terreno umido o bagnato l'itinerario risulta un po' sgradevole.
Punta Fiames, Punta della Croce, Campanile Dimai dai prati di Mietres, 2.11.2003 (foto E.M.) |
Oggi non è molto ripetuto perché, come ebbe a dire anni fa una guida, “... non si arrampica tanto, e bisogna tirarsi dietro la corda per un sacco di lunghezze...” Eppure, all'inizio del '900 la Pott era rinomata, e le prime quattro salite si susseguirono nell'arco di un mese e mezzo: gli "anziani" vi portavano le guide aspiranti a fare pratica, e la salirono, fra gli altri, Orazio De
Falkner e - più volte - il Re Alberto dei Belgi con guide di Cortina.
A parte la via Pott, è molto piacevole la via normale della Punta, che l'affronta dal lato vulnerabile: il pendio di erba, detriti e facili rocce sovrastante la comoda traccia che unisce Forcella Pomagagnon alla Punta Fiames.
La croce che avrebbe dato il nome alla montagna, (si dice) collocata dalla guida Giuseppe Ghedina prima del 1883, non saluta più i visitatori da decenni; manca anche il libro di vetta e sulla cima c'è solo un ometto di sassi.
Ad esso si aggiungono gli sguardi spesso perplessi di chi affolla la dirimpettaia Punta Fiames, raggiunta per la ferrata, la
parete o lo spigolo, e si chiede che cosa si possa fare su quella montagna di secondo piano.
E pensare
che fino agli anni '70 del Novecento, sulla Punta della Croce le guide ampezzane organizzavano anche "gite
accompagnate per adulti"! Chi la scalasse, credo però che non ne resterebbe insoddisfatto: gente non ne incontrerà quasi mai, e un pisolino sull'erba della vetta, davanti a tutta la conca d’Ampezzo, è una soddisfazione da levarsi.
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