Non so quanti frequentatori della Fiames, punta che caratterizza lo sfondo della valle d'Ampezzo verso nord, conoscano il "Calvario". Noto agli scalatori perché utile solo a loro, non è altro che il sentiero, definito ma sempre un po' misterioso, che dalla base del Pomagagnon consente di accedere alle principali vie della Punta: Dimai (1901), Spigolo Jori (1909), Direttissima Castiglioni (1930), Centrale (1933), Paolo Rodèla (1988).
Per capire il toponimo, dato al sentiero non si sa quando né da chi e diffuso solo oralmente, seguiamolo in un bel giorno di sole, magari in tarda mattinata; complice l'implacabile esposizione a sud, il percorso si rivelerà torrido e faticoso. Se ci aggiungiamo l'assenza d'acqua sul tragitto, che dall'Istituto Putti – comoda base di partenza per la parete - richiede oltre un'ora di cammino, il quadro è completo.
Sconsigliabile per l'escursionista visto che, a un certo punto, va a sbattere contro venti metri di ripido camino di erba, terra e rocce stimato di III-, il sentiero fu scoperto nel 1901 dalle guide Antonio Dimai e Agostino Verzi studiando la parete, lungo la quale condussero poi con successo il londinese Heath.
Chapeau alle guide, anime fino alla Grande Guerra della cordata più famosa di Cortina, che intuirono un passaggio da cacciatori nell'intrico vegeto-minerale che sale al vero e proprio attacco delle vie. Il "Calvario" inizia sotto la Punta della Croce (nomen omen), a sinistra della verticale della Fiames; s'insinua tra detriti terrosi e arbusti, obliqua verso la Fiames, scavalca il colatoio che la divide dalla Punta della Croce e raggiunge una macchia ghiaiosa già visibile da lontano.
Verso il "Calvario" (foto I.D.F.) |
Di scritto c'è poco, e per salire ci si è sempre giovati della pratica, di accenni verbali o dell'intuito. Il percorso devia dal sentiero Cai 202 ai piedi del canalone di Forcella Pomagagnon e inizialmente traversa quasi in piano, superando alcuni canali ogni anno più franosi.
Ho ben presente il "Calvario" avendolo percorso venti volte, sempre per salire la Punta Fiames, a parte una: il 16 dicembre 1984, quando partii senza corda per farlo conoscere all'amico Roberto. Giunti alla macchia ghiaiosa, durante la merenda gli nominai la via Dimai, che avevo salito più volte, l'ultima a fine agosto. Il riposo e le chiacchiere in quella nicchia dolomitica isolata e fuori dal tempo, ci resero meno sgradevole del previsto il dover riprendere la via di casa.
Io gustai appieno quella singolare divagazione, pensando che - debitamente attrezzati - mi sarebbe piaciuto continuare (a metà dicembre!) sulla parete che, per chi dà il giusto valore alle cose, ha anche un'importanza storica, oltre che alpinistica. Tra decine di avventure di ogni livello, ricordo quella escursione prenatalizia con affetto particolare.
Nessun commento:
Posta un commento