I libri di vetta, che da tempi remoti - per simpatica consuetudine - si collocano su alcune cime per registrare nomi e commenti dei salitori, costituiscono un'iniziativa apprezzata da taluni e da altri magari meno, comunque utile per conoscere la storia delle singole montagne e anche per cercare persone in difficoltà o altro.
Tutte le grandi vette, soprattutto dolomitiche, hanno il loro libretto, talvolta riempito dopo una sola stagione e magari dimenticato per lungo tempo, talaltra mal conservato e lasciato alla mercé delle intemperie, che lo rendono poi inutilizzabile. Ci sono però libri anche su tante vette meno alte e note: numerosi sono ben tenuti, custoditi, rimpiazzati in caso di danneggiamento o esaurimento, e i loro contenuti possono interessare chi si diletta di storia.
Sulla vetta del Corno d'Angolo, 9 agosto 2004 (foto A.C.) |
È il caso di quello del Corno d'Angolo (2430 m), rilievo del gruppo del Cristallo che sorge alla testata della Val Popena Alta e si sale in breve e senza gravi difficoltà, però su terreno piuttosto friabile. Il primo libro fu portato in vetta il 31.8.2008, durante un'uscita congiunta delle Sezioni del Cai Cortina e Treviso: dieci anni dopo, lo scorso 3 settembre, gli amici Roberto e Clara Vecellio lo hanno prelevato in quanto ormai esaurito, e archiviato presso il Cai Cortina, dove giace insieme a numerosi altri. Prossimamente la Sezione porterà sul Corno un nuovo libro, con un contenitore impermeabile e sicuro, per continuare la tradizione della firma in vetta.
Il libro del Corno consta di 44 pagine, più alcune volanti anteriori al 2008 e tre biglietti da visita. Le firme saranno un paio di centinaia e scorrendole emergono alcuni spunti curiosi. Ci sono nomi noti come Mauro Corona, salito nel 2015; nomi di persone scomparse e di cui fummo amici (Luca Beltrame, Luciano Bernardi, Adriano Cason, Mario Crespan); la notizia della prima salita di uno degli spigoli del Corno, che fino a nove anni fa contava solo una via di Comici e Del Torso del 1933; un cenno alla probabile prima ripetizione della stessa via, esattamente ottant'anni dopo.
Molte sono firme di appassionati locali di varie età, che talvolta visitano la cima ogni anno; altrettante sono di turisti, e tutti paiono gratificati dalla breve scalata - percorsa più volte dallo scrivente, prima e dopo la posa del libro di vetta - dall’ambiente preservato in cui si svolge, dalla vista che si schiude dalla stretta cima, da secoli battuta dai cacciatori.
E' un mondo rosato, dunque, quello dei libri di vetta: un aspetto curioso e spesso negletto della cultura alpina, che non merita di essere trascurato.
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