Il crinale della Croda da Lago nel gruppo omonimo, articolato in aghi, punte e torri, anche se fu esplorato dai pionieri fin dal 1878, non offre dappertutto roccia solidissima.
Una cima sembra comunque un po’ più solida delle altre. Scalata nel 1930 e da allora costellata di percorsi, l’ultimo dei quali mezza dozzina di anni fa, è la Cima Cason de Formin (m. 2376), che guarda con una parete giallastra il pascolo e il Cason omonimi, e si vede bene salendo dal Ponte di Rocurto al rifugio Croda da Lago.
Non si sa se la cima, non semplice da raggiungere, avesse un nome già al tempo dei pionieri: dal punto di vista esplorativo, fu scoperta da quattro ampezzani, le guide Angelo Dibona e Luigi Apollonio e i fratelli Rinaldo e Olga Zardini, che il 17 luglio 1930 tracciarono la prima via sul lato ovest.
Quarant’anni dopo, dunque mezzo secolo fa, la guida Franz Dallago con Dino Constantini battezzò invece il diedro che solca la parete sul versante affacciato alla Val Formin: un diedro grigio e verticale, lungo oltre duecento metri e ricco di clessidre naturali, che offre una salita classica, molto piacevole e coinvolgente. Nella prima lunghezza, il passaggio più difficile della via (V grado) si può furbescamente evitare attaccando per la via Dibona e salendo per rocce gradinate.
Cima Cason de Formin, dal sentiero 434 (C. Bortot) |
Dallago e Constantini scalarono il diedro, da alcuni detto «del Naza», il 23 settembre 1970, usando un solo chiodo e inaugurando una via di indubbio successo. Nel luglio 1976 Diego Ghedina, Franco Alverà e Ivo Zardini vi tracciarono una breve variante: non conosciamo alcunché della prima ripetizione, prima solitaria e prima invernale, anche perché non risulta che la cima abbia mai avuto un libretto per le firme.
Dopo cinquant’anni, i primi salitori – ultra settantenni in gamba - certamente ricordano la via scoperta sulla Cima Cason de Formin, che ha dato da impegnarsi e da divertirsi a più di una generazione di frequentatori delle Dolomiti.
Se ci sarà sempre qualcuno che si trova a proprio agio su rocce non estreme, dove è prima di tutto la Montagna, e poi il gesto atletico, che conta, altri ancora troveranno certamente soddisfazione su quel diedro.
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