Fino ad oggi quanti conoscevano l’“irrequieto” alpinista, giornalista e scrittore austriaco Richard Issler (1844-1896), figura della storia dolomitica dell’800 di cui Wolfgang Strobl ha rivisitato nel suo nuovo libro la vita e le opere? Non tanti.
Eppure, chi frequenta le Dolomiti Ampezzane avrà quasi certamente percorso la ferrata a pochi passi dal rifugio Averau, che completa il tour Averau-Nuvolau e raggiunge una cima che, dall’alto dei suoi 2647 m., offre un panorama a 360° sulle Dolomiti. |
L'Averau, cima cui si lega il nome di Issler |
La via, che supera il liscio canalone E dell’Averau, segue la normale della prima cima conquistata nel gruppo del Nuvolau, ad opera di Richard Issler che giunse in vetta il 10 agosto 1874, guidato da Santo Siorpaes.
Chi compisse la discesa scialpinistica dall'Antelao, poi, seguirebbe anch’egli le orme di Issler, che fu il secondo a toccare il Re delle Dolomiti d’inverno. Era il 5 febbraio 1882, e lo accompagnava un’altra guida di Cortina, Alessandro Lacedelli; la “memorabile gita”, compiuta per rivalsa patriottica nei confronti del Tenente Pietro Paoletti, che il 15 gennaio si era aggiudicato la prima invernale dell’Antelao col sanvitese Luigi Cesaletti, fu però l'ultima del viennese. Al ritorno Issler, “essendosi fatto tirare per qualche tratto su di una slitta, ebbe la triste sorte di congelarsi l’estremità delle dita d’ambo i piedi” e dovette lasciare le grandi montagne.
Chi conosce un po’ di storia ampezzana, potrebbe sapere che nel 1882 l’austriaco costituì, con altri 48 soci, la Sektion Ampezzo del D.Ö.A.V., divenuta nel 1920 Sezione del Cai di Cortina d’Ampezzo, e donò al sodalizio 200 opere d’argomento montano,
Ancora: pochi sapranno che Issler fu uno dei sei volontari che nell'agosto 1883 si calarono dal Nuvolau verso il Masarè de l’Avoi per raccogliere le spoglie della guida Giuseppe Ghedina, caduta il giorno prima durante la festa d’apertura del primo rifugio ampezzano...
Basterebbero questi elementi a sancire il rilievo per la conca del giornalista, la cui figura oggi viene ben illuminata da "Storia di un irrequieto", studio già edito in tedesco su “Der Schlern” nel 2016 rivisto, tradotto e pubblicato dal Cai Cortina in un volume di 110 pagine riccamente illustrato.
Di Issler, come detto, fino a ora nelle fonti e nella memoria orale circolavano scarsi riferimenti, riservati perlopiù agli addetti ai lavori; per merito di questo libro edito a Cortina, sarà ora possibile inquadrare il personaggio più a fondo.
Strobl, storico di Dobbiaco che studia le vicende del turismo dolomitico, ha preso a cuore la figura di un uomo che si guadagnò un vivace spazio nella storia dolomitica. Il pubblicista e scrittore venne spesso tra i Monti Pallidi, che esplorò a dovere nutrendo grande affetto per Ampezzo e il Cadore, dove salì le maggiori cime. Oltre che precursore dell’alpinismo invernale, fu un filantropo e un fotografo, ma la sua attività restò sempre un po’ oscurata da quella, comunque più imponente, del conterraneo Paul Grohmann.
Benvenuto dunque a questo saggio, documentato e preciso com’è nello stile dell’autore, che padroneggia con profitto gli archivi e le biblioteche sia tedesche che italiane e ha scoperto numerose chicche storiche sul turismo dolomitico.
Grazie al Cai Cortina, che ha lodevolmente deciso di arricchire la conoscenza di un uomo legato ad Ampezzo e alle sue crode con questo originale volume, curato da chi scrive e da Roberto Vecellio e in uscita nel gennaio 2022, in coincidenza col 140° di fondazione della Sezione. Da parte nostra è lecito auspicare che i lettori si godano la storia dell’“irrequieto” viennese, un pioniere al quale ora si può conferire il ruolo che gli spetta, nella nascita e dello sviluppo del turismo in Dolomiti.