4 nov 2011

127 anni di Croda da Lago: note di storia

Due anni fa a Cortina avremmo potuto ricordare uno dei tanti Jubiläum (125° anniversario) amati nell'area austro-tedesca.
Dal Beco d'Aial, 24 luglio 2008
Domenica 19/7/2009 infatti sarebbe caduto il 125° della prima salita della Croda da Lago, all’epoca e per lungo tempo una delle salite dolomitiche più difficili. La palma della scalata, compiuta il 19/7/1884, spettò al Barone Lorànd von Eötvös, protagonista di molte salite sui nostri monti. Il nobile era guidato da Michele Innerkofler, pusterese che lavorava a Carbonin, base strategica per il Cristallo, da lui salito circa trecento volte prima di trovarvi una morte prematura nel 1888.
La scalata della Croda da Lago, che cede per soli sei metri il primato di vetta più alta del gruppo alla Cima d’Ambrizzola, seguì di dodici anni l’inizio dell’esplorazione del gruppo. Prima di Eötvös, infatti, William E. Utterson Kelso aveva salito con Santo Siorpaes Salvador il Becco di Mezzodì (5/7/1872), e P. Fröschels e F. Silberstein erano giunti per primi con Arcangelo e Pietro Dimai Deo sulla vicina Cima d’Ambrizzola (23/8/1878).
Prima dell'84, sulla Croda da Lago si erano già infranti i tentativi di alpinisti di grido, sconfitti perché il problema di base era giungere ai piedi della cresta che sostiene le varie cime.
Il versante E, lungo il quale si svolge la via normale, domina la conca del Lago di Federa, dove nel 1901 sorse il Rifugio Barbaria, poi Croda da Lago. In alto esso è tagliato da una lunga terrazza, dalla quale si slanciano le varie sommità, fra cui il Campanile Federa, il Campanile Innerkofler e la Croda da Lago vera e propria. 
Croda da Lago dal Rifugio Cinque Torri,
1910 circa
Il tratto che divide la terrazza dalla sottostante Monte de Federa cala con dirupi rocciosi che nell'800 non erano senz’altro valicabili (infatti, furono esplorati solo un secolo dopo, negli anni '80 del Novecento, con vie di falesia). Su quel tratto si posò l’occhio di lince di Innerkofler, che nella notte sul 16 luglio dell'84 arrivò in Ampezzo. Dopo aver esplorato la fascia basale della Croda, intuì la possibilità di accesso alla terrazza. Girò fra mughi, detriti e rocce, iniziando poi a salire e scrutando ogni ruga della montagna che lo sovrastava.
Ridisceso a bivaccare sulla terrazza, il giorno dopo notò, sul lato sinistro della cima, una torre che forma con la parete un enorme diedro, e capì di aver trovato la chiave di volta dell'impresa. Non sappiamo se giunse subito in cima; forse si spinse sul campanile antistante, o mantenne il segreto della vetta per riservare l'eventuale vittoria al suo cliente.
Il giorno 19 i due toccarono la forcella tra la Croda e la torre prospiciente, e da lì calcarono la vetta: quel giorno si avverava una grande conquista dell'alpinismo. Pochi giorni dopo, il Barone e la guida tornarono a Cortina, risalirono alla forcella divisoria, poi dedicata all'ungherese, e piegarono a sinistra guadagnando la cima del torrione gemello, che Eötvös raggiante volle dedicare alla sua guida.
L’accesso della Croda da Lago non è evidente, né semplice. Salendo da Pezié de Parù-Rocurto si può accorciare, e ciò si faceva certamente in passato, sfruttando passaggi fra i mughi e le rocce che dalla Val Negra portano all’estremo limite S della terrazza. Dal rifugio invece si traversa l’emissario del lago e lo si costeggia fin oltre un masso. Si prende a sinistra, salendo ad un canale roccioso che solca lo zoccolo e si risale fino ad una forcella, dalla quale si prosegue a sinistra per un canale-camino terroso. Sopra questo riprende il sentiero. Si supera una costola di mughi e si continua ancora per ghiaie, erba e roccette, mirando al visibile piede delle rocce. Il sentiero conduce a due torrioni, divisi da una forcella: conviene passare fra il torrione più appuntito e le pareti della Croda, portandosi poi sulla forcella che separa i due torrioni.
Il sentiero continua ancora, rimontando l'ennesimo canalone fra un gendarme e il Torrione Buzzati. Oltre lo sbocco di quest'ultimo canalone, le tracce giungono sulla terrazza della Croda da Lago: la si percorre fino alla gola che scende dalla forcella fra la Croda ed il Campanile Innerkofler, dove inizia la via normale.
Il fiuto di cacciatore di Innerkofler non lo tradì: con la salita della vetta più rilevante della catena diede inizio ad una fase nuova dell'alpinismo. Il pusterese, che nelle sue scalate aveva già toccato il IV grado, soffiò ai colleghi ampezzani un primato ambito. In breve la Croda divenne famosa e ricercata dai migliori alpinisti per la bellezza e l'eleganza delle linee di salita, più ancora che per l'effettiva difficoltà.
Merita ricordare la seconda salita della Via Innerkofler, effettuata da Gustav Euringer con Alessandro Lacedelli da Meleres undici giorni dopo la prima ascensione, e la prima invernale della stessa via. Le condizioni della scalata, condotta il 10/12/1891 partendo a piedi da Cortina prima dell'alba e ritornando a notte, furono tali da giustificarne in pieno l’inserimento fra le imprese invernali, pur essendosi svolta prima del 21 dicembre.
Ne furono protagonisti Jeanne Immink, Antonio e Pietro Dimai, che due anni dopo compì con Leone Sinigaglia la prima salita della cresta N della cima, percorso usato spesso in seguito per traversare la Croda.
Personalmente ricordo con piacere la Croda da Lago, entrata due volte nel mio carnet. Una prima volta quando, dopo la salita in sei lungo un itinerario d'incerta identificazione sul lato N, scendemmo per la Via Sinigaglia, e una seconda undici anni dopo, quando in quattro salimmo e scendemmo per la Innerkofler, la mia ultima salita di un certo impegno.
Cosa resta, 127 anni dopo, della conquista di Eötvös e Innerkofler? La via non va sottovalutata neppure oggi, poiché si svolge in un ambiente selvaggio e poco frequentato, la qualità della roccia non è mai superlativa e alcuni tratti sono esposti. Nonostante i singoli passaggi non siano proibitivi ed il panorama dalla vetta sia vastissimo, l’accesso è troppo lungo e scomodo per il metro degli alpinisti odierni, e oggi la Croda da Lago è stata messa un po' in disparte.
Dimenticata forse dagli uomini, ma non dalla storia: le sue rocce recano pagine d’oro dell'esplorazione dolomitica , e la Croda ha uno spazio importante nella storia ampezzana.

Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria

Ernesto Majoni e Roberto Vecellio, Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria , pp. 96 con foto b/n e a colori, Cai Cortina...