Un giorno d'agosto del 1976 l'alpinista, fotografo, regista e scrittore Severino Casara, che avevamo conosciuto da poco al Rifugio
Lavaredo e - al ritorno da una gita al Lago di Braies - ci stava riportando a
Cortina, fermò la sua Giulietta celeste presso la cantoniera, oggi fatiscente, di Podestagno.
Da lì sospinse la nostra curiosità sullo zoccolo ai piedi del versante sud del Taé, che s'impone sulla Val di Fanes con una parete verticale simile a un tagliere domestico.
Da lì sospinse la nostra curiosità sullo zoccolo ai piedi del versante sud del Taé, che s'impone sulla Val di Fanes con una parete verticale simile a un tagliere domestico.
Casara ci fece notare una bizzarria naturale, cui non avevamo mai dato importanza: da lontano, sullo zoccolo si possono vedere due conifere, una più alta e una più bassa, che alla
sua fervida fantasia ricordavano due piccoli scalatori, il
primo dei quali stava assicurando la salita del secondo.
I due piccoli scalatori, appena visibili, sullo zoccolo sud del Taé (foto I.D.F.) |
La visione e le parole di Casara mi tornano in mente ogni qualvolta scendo da
Podestagno a Cortina, osservando la parete con una buona luce. E penso: chissà da quanti decenni quelle conifere se ne stanno abbarbicate lassù sullo zoccolo, sfidando estati e inverni, e quante persone le hanno viste da vicino?
Negli ultimi sessant'anni, qualcuno lassù è transitato e di certo lo faranno ancora altri, dirigendosi verso una delle vie che solcano la grande parete gialla e rossa, visibile fin da San Vito
di Cadore.
Ai mortali come noi è permesso soltanto guardare dal basso i due alberi che, con un po' d'inventiva, riescono realmente a evocare due persone nell'atto d'inerpicarsi lungo il basamento del Taé, quasi sospeso sui dirupi della forra del Ru de Fanes.
Ai mortali come noi è permesso soltanto guardare dal basso i due alberi che, con un po' d'inventiva, riescono realmente a evocare due persone nell'atto d'inerpicarsi lungo il basamento del Taé, quasi sospeso sui dirupi della forra del Ru de Fanes.
Si
tratta di una vera e propria "cordata vegetale", sulla
quale mi è capitato di posare lo sguardo in ogni stagione, venendo dalla Pusteria; qualche mese fa, in un limpido e fresco pomeriggio autunnale, ci siamo presi persino la briga di scendere dalla macchina e starcene in mezzo alla Statale senza traffico a immortalare i piccoli scalatori da varie angolature.
Ricordando così - a quasi quarant'anni dalla scomparsa - l'amico Severino Casara, poeta e cantore delle Dolomiti.
Ricordando così - a quasi quarant'anni dalla scomparsa - l'amico Severino Casara, poeta e cantore delle Dolomiti.