13 lug 2017

Guardando i "barance del banco" sulla Punta della Croce


A destra la Punta della Croce,
con i "barance del banco" (foto E.M.)
La Punta della Croce è la mediana delle tre elevazioni a ovest di Forcella Pomagagnon, sulla dorsale omonima. Il nome della cima, che nel 1899 von Glanvell accomunava alla vicina Punta Fiames con l'unico nome di Teston del Pomagagnon, deriva da una croce di legno, posta sul culmine dalla guida Giuseppe Ghedina, prima del 1883; rovinata da un fulmine nel 1901, la croce sparì e non fu mai rimpiazzata.
Il versante nord della Punta, che scivola in Val Pomagagnon con erbe, detriti e rocce inclinate, fu salito già in tempi remoti da cacciatori, pastori o topografi. Gli scopritori della parete sud, rivolta a Cortina e alta 600 m, furono invece Felix Pott di Vienna con le guide Giovanni Cesare Siorpaes e Agostino Verzi, il 24.8.1900.
Dell'ascensione si trova un riferimento a pagina 107 della "Guida della Valle d'Ampezzo e dei suoi dintorni" di Bruno Apollonio, Giuseppe Lacedelli e Angelo Majoni, pubblicata sia in italiano che in tedesco nel 1905: ... La punta a sinistra che presenta suppergiù le stesse attrattive e le stesse difficoltà (di “quella a destra della frana ghiaiosa”, cioè la Costa del Bartoldo, n.d.r.) fu salita per la prima volta il 25 agosto 1900 dal Signor Felice Pott di Vienna colla guida Agostino Verzi e denominata “Via Pott” ...
Sullo zoccolo della Punta emerge un'ampia mugheta, di cui Antonio Berti dà notizia già nel 1908 in "Le Dolomiti del Cadore", definendola "larga cengia erbosa". Quasi sospesa sulla muraglia a circa 100 m dalle ghiaie basali, la cengia era una meta comune soprattutto a inizio secolo, quando guide e clienti vi sostavano per riposarsi e cambiare le scarpe, prima di salire la parete. 
Oggetto di visite anche illustri (tra le tante, il Re Alberto dei Belgi, salito nel settembre 1912 con Antonio Dimai, Agostino Verzi e Angelo Dibona), oggi il luogo è calpestato di rado: nel 1981, vi trovai tracce di camosci, ma anche una lattina di Coca Cola... 
Già all'inizio del '900, esso aveva un nome: i barance del banco. Quale banco fosse, lo ignoro; l'oronimo però deve comunque aver avuto un'origine e un significato, anche se impalliditi nel tempo... 
Secondo Orazio De Falkner, che con Grace Filder (poi Contessa di Campello), Antonio Dimai, Antonio Constantini e Zaccaria Pompanin effettuò la III salita della parete il 10.10.1900 (la II era stata compiuta in settembre da J. Pott, Dimai e Angelo Zangiacomi) e ne scrisse sul Bollettino del CAI del 1901, gli ampezzani definivano la cengia di erba e mughi i barance de(l) Santo
Non so bene il perché …, affermava l'alpinista; noi potremmo credere che Santo, nome - tra l'altro - non comune a Cortina, fosse stato il pioniere dolomitico Santo Siorpaes, padre di Giovanni Cesare, che si spense il 12.12.1900, quindi poco dopo la prima scalata della Punta. 
Accanito cacciatore, magari Santo avrà vagabondato tra quei mughi già in gioventù, più sulle orme di qualche preda che come alpinista attratto da quella non semplice parete. 
A chi la ragione? A noi basterebbe capire se, prima del principio del XX secolo (del quale peraltro visse un anno solo), Santo avesse già bazzicato in quell'angolo, non tanto difficile da raggiungere e che serviva a cacciatori e alpinisti, mentre oggi vedrà soltanto qualche sparuto camoscio; o in alternativa, quale fosse il banco che trasmise a quel pezzo di Dolomiti un oronimo caduto nell'oblio.

Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria

Ernesto Majoni e Roberto Vecellio, Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria , pp. 96 con foto b/n e a colori, Cai Cortina...