30 nov 2018

La croce di vetta del Sas de Stria è caduta

Mercoledì 28 novembre: di buon mattino, incontro in Cooperativa Gianpaolo, membro del Cnsas di Livinallongo del Col di Lana, che viene spesso a Cortina per lavoro e ci tiene a farmi partecipe di un fatto che ha scoperto da qualche ora. 
La croce di vetta del Sas de Stria, il corno roccioso che sorge in territorio fodom fra il Passo Falzarego e il Passo Valparola e arricchisce qualsiasi immagine del valico che collega Ampezzo con l'Agordino, non c’è più. Anch’essa è stata distrutta dalla disastrosa bufera di vento e acqua che ha flagellato l'alto Bellunese alla fine d'ottobre.
La notizia è stata segnalata a Gianpaolo da Cesare, alpinista e membro del Cnsas di Colle Santa Lucia: loro due, nella zona sono proprio "di casa". Mi dispiace, perché sul Sas de Stria per tanti anni mi sono sentito "di casa" anch'io: l'avrò salito almeno trenta volte, per la via normale - semplice, ma dove occorre fare attenzione a due scale metalliche e alle scivolose rocce finali - e soprattutto per lo spigolo SE, risalito dalla divertente via Colbertaldo-Pezzotti del 1939; tra l'altro nella cordata finale di questa, facendo dell'abitudine una mia tradizione, ero solito fare sicurezza ai compagni proprio dal basamento della croce. Su di essa, ben visibile dal Falzarego, una targa ricorda il Sottotenente Mario Fusetti, caduto il 18.10.1915 subito dopo avere espugnato la cima, e per questo decorato di medaglia d'oro.
Non dubito che il manufatto, simbolo di guerra e oggi di pace, presto sarà rialzato dagli amici fodomi, splendente quanto e più di prima. Bisogna dire che il Sas de Stria è un obiettivo comodo e molto frequentato, anche perché fa parte del museo all'aperto della Grande Guerra in Lagazuoi, e il manufatto dovrà riprendere lo spazio in vetta che occupa da tanti anni, per non dimenticare.
Cima del Sas de Stria, verso la Val Badia. 28.11.2018
(foto Gianpaolo Soratroi)
Né fulmini né nevicate né vandali erano finora riusciti a rovinare la croce, dalla quale la vista spazia verso le Dolomiti d'Ampezzo, agordine e badiotte: c’è voluto il disastro del 29 ottobre, scatenatosi giusto un secolo dopo la fine della Grande Guerra, che lassù registrò scontri sanguinosi con decine di caduti e di feriti, per privarci di un importante simulacro. 
Da Gianpaolo ho cortesemente ricevuto tre immagini della croce divelta dal tornado di un mese fa. Con una di esse concludo la triste notizia, in attesa della prossima stagione.

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Ernesto Majoni e Roberto Vecellio, Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria , pp. 96 con foto b/n e a colori, Cai Cortina...