20 feb 2018

Una cima dimenticata "alla fine del mondo", ma splendida!

Tita Valiér sull'Antelao con clienti, 
anni '30 (raccolta E.M.) 

Un giorno giunsi con un amico su una cima che giudicammo “alla fine del mondo”: Cima Scotèr (2800 m), nella porzione sanvitese del gruppo delle Marmarole, visibile già dalla piazza centrale del paese cadorino ma inspiegabilmente dimenticata. 
La notavo da decenni e mai avrei pensato di salirla, fin quando ne ebbi lo spunto dal libro “Antelao Sorapiss Marmarole”, in cui Luca Visentini così la descriveva: “È cima tra le più belle di questa regione. Irragionevolmente dimenticata e trascurata. Notata, indicata sulle carte, ma sprofondata nel segreto di quei pochi - 10 salite dal 1940 al 1985! - che hanno potuto ammirare, calcando la sua vetta, l’immagine più diretta ed ideale dell’Antelao.” 
Arrivammo lassù a metà agosto: sfogliando lo sgualcito  libro di vetta notammo che in quella stagione eravamo solo i secondi. Ignoro quanti ne siano seguiti negli anni a venire, ma credo non siano moltissimi a visitare una cima tanto arcana quanto stuzzicante, distanziata dal rovinoso Passo del Camoscio da meno di un'ora di cenge e paretine mai troppo difficili, ma friabili e esposte. 
Secondo le cronache, i primi a salire la Scotèr furono tre tedeschi, i coniugi Otto ed Ernestine Lecher con C. Reissig e quattro guide di Cortina, Giovanni Barbaria Zuchìn, Arcangelo Dibona Bonèl, Pietro Dimai Deo e Arcangelo Siorpaes de Valbòna: data della salita, 25 agosto 1900. 
Una curiosità: mentre raccoglievo notizie e immagini per il volume in onore del 150° della conquista del Pelmo, grazie alla cortesia del figlio Giovanni mi fu possibile consultare due libretti di una brava guida alpina sanvitese, Battista Del Favero "Tita Valiér" (1878-1952, attivo dal 1910 al 1937).
In essi erano attestate quattro ascensioni sulla vicina, più alta e più nota Cima Bel Pra; stranamente invece, in un trentennio di carriera il “Valiér” non salì mai con clienti la Scotèr, che domina anch'essa il suo paese con una sagoma massiccia e tutto sommato invitante. 
Nell'agosto 1997 partii con tre amici per salirla di nuovo. Sotto il Passo del Camoscio, l'incontro ravvicinato dell'unica ragazza del gruppo con alcuni sassi smossi da incauti turisti che ci precedevano, annullò purtroppo la gita. Ancora adesso, osservando la cima al tramonto o dopo un temporale o nelle migliori giornate d'inverno, mi dico: sarà pure dimenticata "alla fine del mondo", ma la Cima Scotèr è proprio una bella montagna!

Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria

Ernesto Majoni e Roberto Vecellio, Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria , pp. 96 con foto b/n e a colori, Cai Cortina...