21 lug 2012

Il diedro della Cima del Lago



Nel periodo di fervore alpinistico, salii per quattro volte (e mezza) una via che penso rimanga, esteticamente e qualitativamente, fra le più belle classiche offerte dalle cime attorno a Cortina. 
Il giudizio comunque è soggettivo, e deriva più che altro dal fatto che sull’itinerario soltanto una volta, la più sfortunata, ci accadde di trovare altri salitori. 
Mi riferisco al diedro OSO della Cima (o Torre?) del Lago nel Gruppo di Fanes, che si specchia nel laghetto del Lagazuoi. Il diedro fu scoperto nell'agosto 1954 da Paolo Consiglio, Marino Dall’Oglio e Gianni Micarelli, tre  romani che stavano battendo la zona di Fanes - Cunturines per scoprirvi nuovi e interessanti itinerari. 
Dimenticato per alcuni anni, venne poi rivalutato dal triestino Enzo Cozzolino, che lo salì per primo da solo intorno al 1970, e da allora fu ammesso nelle antologie di scalate scelte come una via interessante e piacevole. 
Sul diedro della Cima del Lago
(foto A.M., 21/7/85)
Il dislivello totale del diedro è di 400 m: i primi 150 hanno difficoltà limitate e roccia non eccellente, mentre il resto si svolge su roccia ottima, con sei tirate che in un paio di punti toccano il 4+. Ricordo che in quegli anni i chiodi erano rari (meno degli undici dichiarati dai primi salitori), ma comunque bastavano, potendosi assicurare naturalmente un po’ dovunque. 
La mia prima visita al diedro della Cima del Lago avvenne il 26/9/80, quando mi ci portò Enrico, Scoiattolo e poi guida. Il 27/8/81 vi tornai da capocordata con Mario di Bologna, lasciando sull'ultima cordata un libretto di via che, quattro anni dopo, non c'era già più; il 21/7/85, ventisette anni fa, lo salimmo in alternata con Sandro in un’ora e mezzo dalla base, e infine vi tornai il 5/10/86 con Nicola, ancora da capocordata. 
A queste salite aggiungo il tentativo, arenatosi alla fine del primo tratto per le cadute di sassi provocate da altre cordate che arrancavano sopra di noi, compiuto con mio fratello, Cinzia e Michele, il 3/10/82.
Il ricordo della salita, tecnica ma mai snervante, in un ambiente maestoso, con una discesa abbastanza breve e semplice ma comunque non banale, dopo anni è sempre vivo, e vorrei mantenerlo per lungo tempo.

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Ernesto Majoni e Roberto Vecellio, Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria , pp. 96 con foto b/n e a colori, Cai Cortina...