29 set 2014

Pala de ra Fedes: ... le rocce della Croda Rossa, bagnate, sono ancor più "sanguigne"...

La Pala de ra Fédes, alle pendici della Croda Rossa d’Ampezzo, non è una cima "normale". Si tratta di un risalto, il primo e il più marcato, della tormentata cresta O della Croda stessa, che inizia dalla conca di Ra Valbones e sale all'anticima della montagna.
Sulla Pala, a 2733 m, c'è un terrazzino detritico, con pochi e stentati fili d'erba. Anni fa ci trovai anche due ometti, eretti forse da cacciatori o da visitatori ricchi di fantasia; mi dicono che sono ancora lì, ma non mi pare siano quelli che ricordo io.
Avevo raccolto l'idea di salire la Pala dalla guida Berti. Secondo la relazione della cresta O della Croda Rossa (percorsa in guerra dal "Papa del Kaiser", Franz Nieberl di Kufstein, 1875-1968) la cima è “facilmente raggiungibile per erbe e ghiaieda Lerosa. Bastarono quelle sei parole: coinvolti i soliti amici, con una salita non proprio facile toccammo la Pala dalla selletta tra Ra Valbones e i Tremonti, popolata da un'inquietante mugheta bruciata dai fulmini. 
Per salti inclinati e abbastanza solidi, quindi per rocce più erte e detriti instabili, in tre ore abbondanti dal diruto deposito di Rufiedo ci trovammo in cima, immersi in un angolo davvero aspro e isolato. Sulla Pala tornai poi un'altra volta, partendo da Ra Stua per cambiare strada e risparmiare un po' di dislivello e di tempo. 
Per scendere ci affidammo a evidenti orme di camosci, che lassù dominano indisturbati. Sul lato opposto a quello di salita, per gradoni e un canale friabile ed esposto, nevoso anche in agosto, toccammo con prudenza, ma senza intoppi, la sassosa testata della Val Montejela e l'ex Bivacco Dall’Oglio.
Dal punto di vista ambientale la traversata fu seducente ma, data la zona impervia, la mancanza di segni, l'instabilità delle rocce, in coscienza non mi sento di descriverla più di così. Dominare Lerosa, Valbones, la Croda d‘Ancona, le Lainores, Ra Stua e Cianpo de Crosc, questi ultimi  due adagiati mille metri più sotto, non fu comunque una cosa che lasciava indifferenti.
I due ometti della cima
(photo by Paolo Colombera, 22.9.2014)
Sulla poco spaziosa vetta regnavano, ovviamente, silenzio e solitudine: la Croda Rossa vegliò materna sui nostri passi, e oggi ricordo ben poche gite così intense. Me l'ha fatta tornare in mente pochi giorni fa il fotografo Paolo Colombera, che così mi scriveva: "... Ci sono stato lunedì scorso (22 settembre, N.d.A.), non ho fatto la traversata perché sono andato su in cima per il tramonto e sono sceso subito dopo per la stesso itinerario, arrivando alla forcella dei mughi bruciati (versante Valbones) quando ormai era buio. C'erano molte nuvole e lassù nevicava leggermente, comunque è stata un'esperienza davvero emozionante, le rocce, uniche, della Croda Rossa, bagnate, sono ancor più "sanguigne" ..." Penso di fargli piacere utilizzando in questo post una delle due splendide immagini che Paolo ha allegato alla sua mail, di cui lo ringrazio ancora, lieto che la Pala abbia colpito la mente e il cuore di qualcun altro.

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Ernesto Majoni e Roberto Vecellio, Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria , pp. 96 con foto b/n e a colori, Cai Cortina...