22 mar 2020

Torrione Guido Lorenzi, una cima da conoscere

Poiché non sappiamo quando si potrà avvicinare di nuovo, o anche solo fotografarla dal basso senza una giustificazione opportuna, facciamo un volo pindarico verso una cima sicuramente poco nota della valle d'Ampezzo: il Torrione Guido Lorenzi. 
L’occasione viene dalla recente scomparsa di Candido Bellodis, uno dei cinque che lo scalarono per primi sessantun anni fa: deceduti Bruno Menardi, Beniamino Franceschi e Claudio Zardini, del quintetto è ancora tra noi soltanto Carlo Gandini. 
Dove ci troviamo? Al cospetto di un «pronunciato spuntone che, a foggia di prora, si stacca sul versante meridionale della Costa del Pin», «intitolato dai primi salitori alla memoria dello Scoiattolo cortinese Guido Lorenzi»
Il Torrione, per chi lo volesse localizzare, è evidente dalla sella di Cimabanche, e ci si passa sotto traversando da Pratopiazza per la forcellina «della Quaira del Pin»; probabilmente poche persone lo fanno d’estate, forse qualcuna di più d’inverno con gli sci. 
Indubbiamente fuori dal mondo, il luogo non ha grande rilevanza confronto ad obiettivi più gettonati; può attrarre più che altro dal punto di vista della storia e della memoria. 
Guido Lorenzi, lo Scoiattolo e guida morto giovanissimo nel 1956 a seguito di un incidente sul lavoro, oltre che dal Torrione è ricordato dal rifugio a Forcella Staunies (attualmente chiuso), dedicatogli dal collega «Mescolin», che lo costruì e lo gestì per decenni con la moglie Antonia. 
Da Valfonda verso la Croda Rossa d'Ampezzo.
Il Torrione Lorenzi è in basso a destra (foto E.M., 2011)
Gli Scoiattoli che s’inventarono di salire la cima il 17.6.1959, formavano due cordate: in una c'erano Bellodis e Zardini e nell'altra Franceschi, Menardi e Gandini. Essi giunsero in vetta rispettivamente per la parete e lo spigolo S (V grado) e per il camino S (IV) dopo tre ore di salita. 
Del Torrione oltre a quelle che ci dà la guida Berti, ci sono poche attestazioni: ma  la cosa non è importante. Per gli appassionati di storia alpinistica conta il ricordo dell’avventura di quei giovani (Bellodis e Franceschi, avevano 27 anni, Zardini 26, Menardi e Gandini, solo 20); conta il fatto che lo sfortunato Lorenzi sia ancora presente tra le sue montagne, e soprattutto conta il ricordo di chi non c’è più. 

Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria

Ernesto Majoni e Roberto Vecellio, Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria , pp. 96 con foto b/n e a colori, Cai Cortina...