15 mar 2022

Sul Diedro della Romana in Cinque Torri

La Romana, una delle guglie riunite nella seconda delle Cinque Torri d'Averau, è celebre tra gli appassionati per la via "del diedro". L’itinerario, molto bello e ripetuto, supera sul lato nord l'intera spaccatura che divide la Romana dalla limitrofa Torre del Barancio.
Il Diedro della Romana (foto E.M., 2009)
Alto circa cento metri e percorribile in un’oretta, il diedro - così netto da sembrare quasi tagliato con una spada - è al centro di uno dei piccoli dubbi storici che attendono una soluzione univoca. Nelle fonti, ultimo il manualetto «Cinque Torri. La palestra degli Scoiattoli» di Franz Dallago e Sandro Alverà risalente a 35 anni fa, si legge che il diedro fu superato nell’estate 1944 da alcuni membri della Società Scoiattoli, attiva da alcune stagioni nella scoperta delle montagne native.
Non è ancora stato possibile trovare la data esatta, e dare un volto ai ragazzi (ché tali erano, gli Scoiattoli dell'epoca) scopritori di quella alternativa sulla Torre, che col diedro offre il meglio di sé. Nella pratica, la questione ha un'importanza davvero minima, ma incuriosisce ugualmente il ricercatore e rappresenta un enigma. In effetti, la via è una delle classiche più in voga delle Torri, tra quelle d’impegno contenuto e alla portata anche di ragazzi come eravamo noi, che nel tempo migliore la salimmo più volte.
La roccia del diedro è solida e lisciata da decenni di passaggi; l'assicurazione e le fermate vengono garantite da chiodi cementati; la discesa si risolve in un’unica, lunga doppia sul versante opposto, per giungere finalmente al sole: e che cosa potevamo volere di più?
Gli Scoiattoli innominati che nell’estate di settantott'anni fa salirono il verticale e atletico diedro, non sapevano di avere scoperto un'occasione di sano trastullo su una torre altrimenti un po’ anonima, battezzata – secondo una ricerca – non nel 1912, ma già alla fine del secolo precedente, dalla guida Zaccaria Pompanin con un cliente ignoto e rimasta sempre nell’ombra.
Oggi le testimonianze dirette, utili a riconoscere quei ragazzi, si sono rarefatte, visti i decenni trascorsi dalla prima salita; il ricercatore però non demorde e insisterà nel  cercare un capoverso, un paragrafo, una riga per estrarre la data e i nomi che mancano nelle fonti che ha consultato. Sarebbe un bel colpo, anche per la storia delle torri d’Averau.

Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria

Ernesto Majoni e Roberto Vecellio, Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria , pp. 96 con foto b/n e a colori, Cai Cortina...