25 lug 2020

Scalando il Campanile

Poiché le scale lignee che salgono all'interno della torre campanaria di Cortina non rispettano le attuali norme di sicurezza, sul ballatoio del nostro campanile, inaugurato il 24.12.1858 e che raggiunge l'altezza di 70,17 m., escluse la croce e la sfera dorata sommitale, non è possibile salire.
Turisticamente forse è un peccato, poiché secondo qualcuno il campanile ampezzano poteva essere una proposta d'interesse panoramico e storico. 
Il panorama dall'alto, infatti, è suggestivo, ed è spiegato da 47 targhette metalliche fissate lungo la balaustra, che indicano i nomi delle montagne visibili, nella conca e oltre. 
Chi ha potuto visitare il campanile quando era permesso, seppure non di frequente, ricorderà certamente le visite: chi scrive non dimentica il giorno d'inverno in cui con alcuni ragazzi, sfruttando la coltre bianca posatasi sulla balaustra, si divertì a lanciare palle di neve da settanta metri d'altezza, centrando anche l'ombrello di un malcapitato passante... 
Un tempo, in occasione di ricorrenze particolari, qualche temerario scalava il campanile, per farvi sventolare bandiere e stendardi. Già intorno al 1882 l'alpinista tedesco Emil Zsigmondy aveva sfidato la forza di gravità percorrendo in piedi tutta la balaustra. Nel 1925 e 1927, in occasione della visita del Principe ereditario Umberto di Savoia, la guida Enrico Gaspari Becheréto salì sulla croce a fissare la bandiera del Regno.
Il campanile in un inverno nevoso
(foto I.D.F.)
A metà '900, poi, gli Scoiattoli Armando Apollonio Bocia e Luigi Ghedina Bibi risalirono per collocare stendardi: si ricorda anche la salita del 1954, per festeggiare il ritorno dal K2 di Lino Lacedelli. Nella primavera 1945, anche la guida Marino Bianchi aveva raggiunto la croce in occasione della liberazione dell'Italia dal nazifascismo, collocandovi una bandiera.
Non tutte le scalate del campanile sono state fortunate: il 26 aprile di dieci anni fa, infatti, Marco Da Pozzo, guida che con il collega Luca Dapoz stava lavorando sul ripido culmine, scivolò sulla lamiera; cercando senza successo di afferrare l'asta del parafulmine, Da Pozzo sbatté con violenza sul tetto decedendo sul colpo.
L'episodio suscitò molta commozione e preoccupazione, allontanando per chissà quanto tempo la prospettiva di ulteriori scalate del campanile.

16 lug 2020

Nuova falesia d’arrampicata sotto l'Averau

Nelle Dolomiti d'Ampezzo è nata una nuova falesia per l’arrampicata, alla base della parete S dell'Averau, cima frequentata per una piacevole via ferrata e diverse vie alpinistiche, tra cui quella sulla parete SO scalata nel 1945 dagli Scoiattoli A. Alverà, U. Pompanin, U. Illing e A. Apollonio. 
La palestra, attrezzata nel maggio scorso dalle guide alpine Maurizio Venzo, Valerio Scarpa e Giorgio Peretti, si trova tra Cortina e Colle Santa Lucia, lungo il sentiero Cai 441 che collega Forcella Nuvolau al Passo Falzarego. 
Lungo la fascia che sovrasta il sentiero, le guide hanno individuato 15 vie, su una favolosa dolomia scura. Le vie, attrezzate con spit inox e catene con moschettoni, si sviluppano per 15-18 m. ognuna e presentano difficoltà dal 4c al 6a+. I loro nomi, in parte riportati agli attacchi, sono stati presi da espressioni tipiche veneziane: «testa da batipai», «el gato de piombo», «el petacòche». 
La parete si trova a 2400 m. circa e il sole vi arriva intorno a mezzogiorno, per cui ai frequentatori – che ovviamente godranno di un arco stagionale limitato - le guide raccomandano vestiario adeguato, oltre a casco, corda da 50 m. e dieci rinvii.
La nuova palestra dedicata a Renato De Pol
 (foto G, Peretti)

La palestra porta il nome di Renato De Pol (1927-1973), salito per lavoro da Venezia a Cortina, dove visse e fu amico e compagno di cordata di molti Scoiattoli e guide locali, tra cui anche Giorgio Peretti. 
Protagonista di alcune prime salite sulle cime della conca, «Renè» cadde l'1 maggio 1973 dallo spigolo Jori della Punta Fiames, che stava salendo con Lino Lacedelli e Marisa Zangiacomi. Una targa in bronzo realizzata dalla Fonderia Michielli lo ricorda ai piedi della parete. 
La falesia si raggiunge in due modi. Si può partire dal rifugio Fedare (sulla SP 638, a 2,8 km dal Passo Giau) e salire in seggiovia al rifugio Averau; oppure da Bain de Dones (sulla strada del Falzarego, a 14 km da Cortina) si sale in seggiovia al rifugio Scoiattoli e poi all'Averau. Dal rifugio, seguendo il sentiero Cai 441, si giunge alla palestra in dieci minuti.

10 lug 2020

Corno d'Angolo, breve ma intenso

Se ne è scritto già molto: del resto, le esperienze coinvolgenti non si scordano facilmente, e tornano spesso alla memoria.
Riproponiamo quindi la gita sul Corno d’Angolo, ricordando che nell'estate 2008 il Cai Cortina decise di far conoscere la cima anche ai propri soci, e la propose con successo a una ventina di amici, giunti anche da fuori provincia.
Il Corno si riconosce da lontano per la sagoma slanciata, che spicca originale dalla strada fra il Passo Tre Croci e Misurina. Mentre però lo spalto esterno, che cade verticale per 200 metri su uno zoccolo detritico, nel 1933 offrì a Comici e Del Torso lo spunto per un itinerario arduo e poco ripetuto, verso l’interno il Corno si eleva di poco da una solitaria conca di massi e ghiaie che s’insinua fin sotto l’adiacente Croda di Pousa Marza.
Proprio da quel versante si svela, con passi pressoché elementari, la via più semplice per raggiungere la cima.
Dall'insellatura su cui campeggiano gli ultimi resti del rifugio Popena, ci si porta su una cresta fra le cime. La si asseconda piegando verso sinistra su ghiaie e rocce e, con difficoltà contenute ma sempre con un po' di attenzione, ci si spinge sugli esposti blocchi della vetta, dove da un paio di stagioni un nuovo libretto accoglie firme e pensieri di chi sale.
Il Corno d'Angolo (foto C.B.)
Considerata la brevità e la relativa facilità d’accesso, non si sa chi sia giunto sul Corno per la prima volta, e quando; è probabile che fosse noto ai cacciatori cadorini e pusteresi anche prima del fondamentale studio sull'area tra Cristallo e Popena, edito da Wenzel Eckerth a Praga nel 1891.
A chi visita il Corno, sapere chi lo salì per primo non cambia la vita; basta uscire dalle tracce battute e toccare un'elevazione di impegno contenuto, silenziosa e fortunatamente poco usurata, sulla quale oggi ci accoglie soltanto un bastone infisso fra due blocchi.
Al cospetto di tanta grandezza, riesce più facile pensare, rievocare ricordi, ideare nuovi progetti.

Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria

Ernesto Majoni e Roberto Vecellio, Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria , pp. 96 con foto b/n e a colori, Cai Cortina...