7 apr 2011

Il mio luogo del cuore



Forse i quattro-cinque fedeli "blog-nauti" di Ramecrodes si potrebbero annoiare, vedendosi propinare sempre le "cronachette alpestri" di chi scrive, in sostanza avventure di roccia dal II al IV, con occasionali, belle puntate un po’ più in alto nella scala Welzenbach. 

Ma tant’è: questo ho e questo posso offrire, rievocando l'andar sui monti dei miei venti e trent'anni, e questo cerco sempre di narrare nel modo che giudico più interessante. Prima di quella altrui, riempie l'anima a me stesso riandare ad avventure liete, istruttive e mai dimenticate.
Torno così, per l'ennesima volta, in un mio luogo del cuore, ricordando l'ascensione preferita: la parete sud della Punta Fiames, la classica "paré", per la via aperta da Tone Dimai e Tino Verzi con il cliente londinese Heath, 110 anni fa.
Cortina aerea, col Pomagagnon
(foto Bortolo De Vido)

Dopo le prime due salite, risalenti già all’estate '76, passarono alcune stagioni (in)seguendo altre cose.
Lunedì di Pasqua del 1980, ripresi per la terza volta la via della Fiames col sempre paziente Lace: non ricordo perché, ma quella volta impiegammo tanto per domare la via, in una giornata nebbiosa e fredda. La mia soddisfazione, nemmeno a dirlo, fu intima e tangibile, anche se scalavo ancora perlopiù da secondo.
Seguì una quindicina di altre ripetizioni, in ogni mese dell'anno o quasi, con compagni e compagne diversi, lente ma anche veloci, fino all'estate del '96.
Da allora non ho più toccato le placche della “paré”, che avevo iniziato a visitare una o più volte l’anno, per un ventennio, e sulle quali ho lasciato un pezzo di cuore.

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