14 mar 2013

Cu de ra Badessa, montagna "irriverente"


Parlando con alcuni amici, sono rimasto meravigliato del fatto che due o tre di loro conoscessero la cima detta Croda del Béco, ma non sapessero come mai essa veniva, e da alcuni viene ancora denominata anche “Cu de ra Badessa”.
Il motivo è più serio di quanto il toponimo possa far pensare, e così ho cercato di capire qualcosa di più di una questione che meriterebbe un bell'approfondimento storico e toponomastico.
A chi conosce il territorio ampezzano non occorre che dica dov'è la Croda del Béco, massiccia cima del gruppo della Croda Rossa che tocca i 2810 m d’altezza, domina a S con inconfondibili lastroni di calcare grigio-argento i pascoli di Fosses e a N cade verso il Lago di Braies con una parete di oltre un chilometro.
La Croda fa da confine tra Cortina, Marebbe (dove si chiama Gran Sas dla Porta) e Braies (dove si chiama Grosser Seekofel). Proviamo a guardarla anche da lontano, per esempio dal rettilineo poco prima di Fiames, venendo da Cortina: per l'analogia del doppio dosso finale (la croce si trova su quello sinistro) con due gigantesche natiche, nel Medioevo gli antenati battezzarono la Croda, forse già salita da pastori e cacciatori, “cu de ra Badessa”, “fondoschiena della Badessa”.
Croda del Béco e Rifugio Biella
(foto E.M., 22/7/2007)
Da dove viene un nome così irriverente? Il crinale della Croda del Béco fu per secoli il confine tra il territorio ampezzano e quelli amministrati dal Castello di Sonnenburg, oggi Castel Badia presso Brunico. A metà del 1400 la più nota delle badesse di Sonnenburg, l'energica e guerriera Verena von Stuben, tentò di annettere con la forza la ricca conca ampezzana ai territori amministrati dal Castello, con i quali la montagna confinava.
Dalla cima della Croda del Bèco, la Piccola Croda del Bèco
e i monti di Braies (foto E.M., 21/7/2007)
Dopo vari scontri e mediazioni, nel 1471 la badessa (tra l'altro ribellatasi più volte al potente Vescovo di Bressanone, il Cardinale filosofo Nicolò Cusano) dovette desistere e la vertenza per l'annessione finì. Ma allora gli ampezzani iniziarono a chiamare con sdegno e feroce ironia il monte dalla forma arrotondata, che ricordava loro la prosperosa e odiata religiosa, “cu de ra Badessa”.
Questa è la genesi storica del toponimo popolare, che rischia di non essere più compreso perché oggi sanguinose vertenze per i confini non se n’accendono più, le carte e le guide riportano solo il nome Croda del Béco e a chi la sale dal Rifugio Biella interessa l’ampio panorama, forse qualche stambecco che talvolta si incontra sui lastroni meridionali, e al riferimento alla storia medievale non fa proprio più caso.

6 commenti:

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  2. Fin da quando ho iniziato a frequentare la conca ampezzana, era la meta` degli anni '50, quella montagna che chiudeva a Nord la valle, era "il cu de ra Badessa". A noi bambini, anche se "foresti", quel nome non poteva non piacere e c'era sempre qualche ampezzano che ci raccontava la storia della badessa di Sonnenburg (che noi immaginavamo fosse una landa lontanissima, popolata da orchi e streghe). Solo parecchi anni dopo (e soprattutto dopo che a 10 anni un certo Pompanin mi aveva accompagnato in cima al "Cu"), ho imparato quale era il suo "vero" nome. Mi sorprende e mi dispiace che si sia perso il piacere di tramandare questi nomi tradizionali e consiglierei a tutti di leggere quel prezioso libretto di Minato de Zanna "Monti Boschi e Pascoli Ampezzani" in cui alla voce "Croda del Beco" e` riportato il vecchio toponimo. Ma, si sa, quei pochi che ormai "leggono di montagna" rivolgono la loro attenzione solo all'arrampicata sportiva (che apprezzo, avendone per anni frequentato gli ambienti), ma si dimenticano delle tradizioni.

    Saverio

    P.S. A proposito di de Zanna, sono anni, anzi decenni, che cerco, senza esito, il suo libro sulle "pietre di confine". Esiste da qualche parte una copia che attende un appassionato lettore?

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    1. Saverio,
      grazie del commento e del tuo ricordo. Vale lo stesso anche oper me: prima salita del "Cu" con i miei genitori, circa 1967-1968, ultima per ora 2007.
      Il libro di Minato è ormai rarissimo, cose da biblioteca; di copie sciolte e disponibili per lettori pur appassionati, purtroppo non ho notizie.
      Ernesto

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  3. Grazie, Ernesto, per questo bell'approfondimento. Non ne avevo mai sentito parlare: del resto io nei primi 12 anni di montagna ero dalla parte opposta, proprio sotto Sonnenburg (tuttoggi si chiama così)... :D

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  4. Ritornando al nome attuale della nostra montagna, perche` si chiama cosi`? Su Seekofel, l'origine e` evidente. Sass d'la Porta penso sia collegaoa alla parte finale della saga dei Fanes, ma il Beco? Ho letto da piu` parti che tale nome e` dovuto alla presenza degli stambecchi, ma mi pare di ricordare che sono stati reintrodotti in tempi recenti, sicuramente dopo gli anni '60 (e non sulla Croda, ma piu` a Sud, forse nelle Marmarole) e il nome e` certamente precedente. Chi sa dirmi qualcosa di piu` preciso?

    Un saluto a tutti

    Saverio

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    1. Secondo me, Sas dla Porta si lega al valico soprastante il Rifugio Biella, dove c'è un capitello, la Porta sora al Forn (o meglio "sora el Forno"), che segna il confine fra Cortina e Braies e separa la conca di Fosses da quella del Forno, verso Braies. La questione del Beco: secondo Lorenza Russo (Pallidi nomi di monti, 1994) il nome si lega proprio agli stambecchi (in ampezzano béco da cròda, termine forse antico?), che probabilmente esistevano anche in passato e poi scomparvero, per essere reintrodotti negli anni ''70, sia sulle Marmarole sia da noi, dove ogni anno rischia(va)no per le doppiette dei cacciatori sudtirolesi, che possono abbatterli e sparano lungo quel confine politico-linguistico che gli ungulati, ahimè, non conoscono.

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