3 dic 2014

Col de Giatei, l'"ultima" scoperta

L'affezione che ho maturato per le montagne - concretizzata in più di quarantacinque anni di escursioni e salite di vario livello, e rientrata nell'ultimo triennio nei binari di un alpinismo pacifico, spesso in uscita dai limiti vallivi e teso, se possibile, a luoghi appartati e salvi dalla banalizzazione che purtroppo infesta sempre più la Montagna "turistica" - è congenita. 
Ne do il principale merito ai miei genitori, con i quali respirai l'"aria sottile" fin da giovanissimo, sperimentando già in 4a elementare il brivido della ferrata sulla "Strobel" della Punta Fiames, e l'emozione della notte in rifugio in Sennes e al Lavarella.
Sul Col de Giatei verso i Lastoi del Formin,
5 ottobre 2014 (foto IDF)
Vennero poi gli amici dell'adolescenza, fra i primi Enrico, Sandro e Carlo, con i quali imbastimmo esperimenti di roccia sorretti da tanto entusiasmo e da un po' di incoscienza; e poi ancora la compagnia dei trent'anni, con Alessandro, Denis, Federico, Mauro, Sisto, Tomaso, Roberto (lo "zoccolo duro") e molti altri e altre, con i quali ci spingemmo su tante cime dolomitiche e carniche e  su alcune nevose e ghiacciate nelle Alpi Aurine, sull'Ortles-Cevedale e in Austria. 
Da una quindicina di anni circa, la ricerca "pedibus calcantibus" non è più impetuosa; oggi divido con Iside la scoperta e riscoperta di cose piccole ma spesso nuove: cimette, itinerari dimenticati, laghi, malghe e rifugi sconosciuti, perché al centro di gite troppo brevi o troppo facili, perché un tempo non esisteva la "cultura delle malghe" e perché nei rifugi ci fermavamo poco, specie d'estate. 
Un percorso normale, sempre vivificato dalla passione e dalla voglia di sapere e di capire il perché e il come delle cose, rilassandosi su una vetta, nel bosco, davanti a un "cason", in riva a un lago. 
Le ultime vette scoperte o riscoperte? Golzentipp, Pausa Alta-Hochrast e Cocusso-Kokos nel 2011; Col Pionbin e Piz Ciampei nel 2012; Vedetta di Moccò nel 2013; Col de Giatei solo due mesi fa.
Il nostro è un itinerario di conoscenza permanente che non si è ancora esaurito né, spero, si esaurirà, fin quando sarà possibile.

3 commenti:

  1. Come sempre, sei unico nell'esprimere e trasmettere le tue emozioni più profonde.
    sono commossa

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  2. I monti del versante nord della Pusteria, che spesso hai descritto nel tuo blog, non li conosco, ma Monte Cocusso e Vedetta di Moccò sì. Ho lavorato per 4 anni a Trieste e molti miei parenti abitano ancora lì. Le escursioni in Carso e in Val Rosandra non erano frequenti, causa mancanza di tempo, ma nel tardo autunno cercavo di fare qualche giretto soprattutto per ammirare gli incredibili colori del sommaco. Sono passati quasi vent'anni, ma di Trieste (e dei pranzi a base di pesce nella vicina Slovenia) conservo sempre nel cuore una grande nostalgia.
    Ciao

    Saverio

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    Risposte
    1. Anche noi due, per motivi diversi ma risalenti a quasi 40 anni fa ormai, abbiamo Trieste e il suo entroterra nel cuore.
      E, non appena possiamo, ci scappiamo volentieri: due anni fa abbiamo percorso la Strada Napoleonica il 31 dicembre, pranzando all'aperto ...
      Quest'anno mancano meno di venti giorni alla fuga!
      Grazie.
      Ernesto

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