24 lug 2015

Gli ultimi veri “tesori” d’Ampezzo.

Una via che non ho mai salito, e mi sarebbe piaciuta? 
Solo per stare a Cortina, ce ne sono diverse; non ne ho mai stilato un elenco, che oggi sarebbe inutile, dato che quell'alpinismo resta tra i ricordi di tanti anni fa. 
Una montagna che non ho mai raggiunto, e mi sarebbe piaciuta? Anche in questo caso ce ne sono diverse; una in particolare, fra quelle più vicine, su cui non ho mai avuto occasione o voglia di mettere il naso, è il Colfiedo, nel gruppo della Croda Rossa. 
Quotata 2804 m, è la sommità che spunta subito a sud della Forcella Colfreddo, alto valico battuto più d'inverno che d'estate, che la separa dalla cima principale della Croda Rossa. 
Colfiedo, Forcella Colfreddo e Croda Rossa,
dalla Valfonda (foto E.M., ottobre 2011
)
Dalla forcella originano due robuste diramazioni: una a O, che va a rinchiudere il vasto Graon de inpó Castel, che scende fin quasi alle porte dell'alpeggio di Lerosa. L’altra, detta Ra Sciares, si abbassa come una grande scalinata verso la Val de Gotres e la sella di Cimabanche. 
Questo benedetto Colfiedo, dove lo scomparso amico Claudio Cima, conoscitore e cultore di tanti misteri dolomitici, ipotizzava fosse ancora possibile la ricerca di qualcosa di nuovo e mi pare che oggi abbia persino il libretto di vetta, sovrasta di soli 83 m la Forcella omonima, dalla quale si raggiunge.
Non è certo il colle barancioso posto in vicinanza dell’intricata Costa del Pin, 500 m circa più in alto di Cimabanche e quindi sui 2000 m di quota. Su quest’ultimo colle, un appassionato mi raccontava di essere salito, faticosamente e avventurosamente, qualche tempo fa con un amico, scoprendo un angolo fra i meno contaminati del nostro territorio. 
Entrambe queste elevazioni, il Colfiedo e l'altro colle, restano senza dubbio due degli ultimi veri “tesori” d’Ampezzo. Non costruiamoci sentieri segnalati, vie attrezzate o quant'altro.

4 commenti:

  1. Ciao Ernesto! Su alcune cartine, come tu scrivi, viene indicato come Colfiedo la cima alta 2804 m e come Ra Sciares la cresta che si diparte verso Est; su altre cartine le indicazioni sono invertite, creando non poca confusione. Comunque l'estate scorsa sono salito sulla cima quotata 2804 m, partendo dalla Val Gotres (dove c'è la frana lungo cui spesso in inverno cadono slavine) e poi scendendo verso Forcella Colfiedo e poi a Valbones. Ho trovato un "libro" di vetta, costituito dalla solita scatolina di una pellicola fotografica, con dentro qualche foglietto umido ed una matita. Se ricordo bene era stato iniziato negli anni '90 da Luca Galante, nome che spesso ho trovato scritto sulle cime più sperdute della zona. L'estate scorsa mia moglie era in dolce attesa, nessun amico disponibile a fare esplorazioni selvagge era in zona e un giorno ho deciso di farmi accompagnare da una guida, per evitare di andare da solo in luoghi proprio fuori mano. Con P.D.P. su consiglio di un altro amico abbiamo scelto questo itinerario, veramente bellissimo dal punto di vista paesaggistico e ambientale.
    Noto invece solo ora, dopo il tuo post, che il colle sopra Cimabanche ha una via di salita indicata da puntini neri sulle cartine, poco visibili in quanto quasi sovrapposti alla linea di confine tra le province di Belluno e Bolzano. Mi era sfuggito, nonostante abbia guardato e riguardato le cartine migliaia di volte.

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    1. Complimenti per le esplorazioni e per l'interesse verso questi rilievi, tra gli ultimi ancora abbastanza vergini delle Dolomiti d'Ampezzo. Il mio timore è sempre che parlarne e scriverne ecciti qualcuno a "valorizzarli" con i soliti bolli rossi, e magari cordini metallici; il precedente dell'autore del volume "Croda Rossa d'Ampezzo" dovrebbe insegnare qualcosa, ma è difficile contrastare questa tendenza idiota. Basterebbe tagliare qualche mugo dove serve e fare qualche bell'ometto di sassi. Altrimenti la fantasia dove va a finire? Ciao.

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  2. Anche per me è un dilemma. Da un lato vorrei scrivere di questi percorsi, per dare modo a chi è appassionato di raggiungere luoghi bellissimi, dall'altro vorrei evitare che relazioni troppo dettagliate scatenino la fantasia di chi vuole addomesticare tutti i passaggi (o, peggio, che invoglino persone non abituate ad avventurarsi su percorsi pericolosi). Mi sembra che in questi ultimi 2 o 3 anni si sia un po' sopita la tendenza a bollare qualsiasi percorso, ma chi garantisce che non si ricominci?
    Personalmente, mi piace trovare relazioni di percorsi (senza quelle, come farei a scoprire effettivamente alcune mete?), ma che contengano pochi dettagli, simili alle istruzioni di una caccia al tesoro, in modo che lascino intatto il piacere della scoperta. Ad esempio, la relazione del Visentini alla Gusela de Padeon: senza quella non mi sarebbe mai venuto in mente di salirci, ma, nonostante l'avessi, ho dovuto tentare 2 o 3 volte la via, con l'amico Paolo, prima di trovare la chiave, sentendomi pienamente remunerato dal piacere della scoperta.
    Di tutte le mete che raggiungo scrivo una relazione, ma non riesco a decidere cosa farne. Tenerle per me mi fa sentire egoista; vorrei pubblicarle (ho parlato tante volte con l'amico/guida Enrico, per farlo attraverso il suo bel sito), ma in un modo che lasci intatto ai lettori il piacere della scoperta. Non mi ritengo un bravo scrittore e devo ancora trovare la forma giusta...

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    1. Ah, ma allora dai pure qualche tuo scritto a mio cugino Enrico, che poi magari li passa anche a me, e qualcosa ne facciamo.
      Hai mai guardato nel sito www.vienormali.it? Ci sono oltre 200 relazioni mie di montagne, dall'Austria alla Sicilia, e sicuramente ce n'è qualcuna insolita di Cortina che non conosci.
      Se le conosci già tutte, meglio per te: ma ce ne sono ancora che non ho inserito, perché sono i miei luoghi del cuore. Buone esplorazioni!

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