11 ago 2017

Il Taé, una grande cima

Volendo individuare le "Top Ten" fra le montagne di Cortina, in particolare quelle comprese nel Parco Naturale delle Dolomiti d'Ampezzo, assegnerei senza esitare un posto d'onore al Taé. 
Il nome di questa massiccia cima, che fa capolino da Nighelònte - lungo la Strada d'Alemagna, prima di Fiames - fra le pendici della Tofana III e il Col Rosà, è evidente per gli ampezzani, ma ad altri potrebbe non essere chiaro. 
L'arcano sta in questo. La parete sud, che scende verticale per quattrocento metri in Val di Fanes, è rigata da incisioni che evocano quelle di un coltello su un tagliere domestico: nel parlare d'Ampezzo il "taé” è proprio il tagliere.
Alcune fonti, da Von Glanvell e Berti a chi prese da loro, citano il nome della cima come “Taë” con la dieresi, dandogli una patina esterofila che non gli compete, ma il problema è del tutto ininfluente.
La via normale alla vetta, seguita sia d'estate che con le pelli, alla fin dei conti non è troppo alla moda. Sono note le vie di alta difficoltà che dal 1953 hanno interessato la parete sud-est, ma la faticata necessaria per salire fin lassù dal versante opposto non è in balia delle folle, ed è senz'altro un bene. 
Eppure dall'alto dei suoi non eccelsi 2511 m quella cupola, battuta ab antiquo da cacciatori e pastori e fortificata durante la prima guerra mondiale, dopo quasi un chilometro di dislivello in salita da Antruiles, svela un culmine di erba e detriti silentee aperto sull'orizzonte. 
La parete sud-est del Taé, verso Cortina
(foto E.M., 2003)
Ho scritto spesso della storia e delle peculiarità di questa montagna: questa volta aggiungo soltanto che la visita al “tagliere”, che ho ripetuto più volte, anche a Ferragosto in assoluta solitudine, è da considerarsi un'escursione completa e molto appagante, in una zona al margine di luoghi più noti.
Il Taé non è agevolato da impianti e rifugi; ci sono pochi bolli di vernice; le tracce non sono esagerate, e non c'è alcunché da attrezzare con corde, ponti o scalette.
La cima richiede un po' di sforzo fisico, ma alla fine lo compenserà generosità.

1 commento:

  1. La varietà di ambienti lungo la sua via normale, il panorama dalla vetta e la sua posizione lo rendono una metà sdella sciale. Ad oggi l'ho raggiunto solo una volta, alcuni anni fa, per poi concatenarlo al Taburlo. Un paio d'anni fa tentammo la salita dalla Val di Fanes, per il canalone sud tra Tae e Taburlo, ma ci perdemmo tra i mughi. Ora che ho visto che in quella zona alcune vecchie tracce di sentiero tra i mughi sono state ripulite, vorrei riprovare.

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