13 nov 2018

Il Casón dei Cianpeštris non c'è più!

Nutrendo ormai da lungo tempo interesse per l'alpinismo e la storia locale, mi ha colpito un fatto che ritengo utile divulgare – trattandosi di una notizia minima, ma interessante - perché ritengo che chi conosce e ama il territorio e le sue vicende se ne possa anche dispiacere. 
Qualche giorno fa, durante un sopralluogo di routine, la guardia del Parco Naturale delle Dolomiti d'Ampezzo Vittorio Alverà ha constatato che il Casón dei Cianpeštrìs, baita che sorgeva a quota 1900 metri circa in una radura ai piedi delle Rocchette, e costituiva la più antica costruzione agro-silvo-pastorale superstite d'Ampezzo, è stata distrutta dalle intemperie del 29 ottobre, che le hanno rovesciato addosso un robusto abete rosso.
Il Casón, domenica 11.11.2018 
(foto Roberto Vecellio)
Il danno ambientale ed economico non è ovviamente raffrontabile con quelli subiti da acquedotti, alberi, case, linee elettriche, ponti, strade di tanta parte del Bellunese e della Carnia: si tratta comunque della perdita di un bene storico-culturale (sulle travi interne del Casón spiccavano alcune firme di frequentatori antichi, tra i quali la futura guida Angelo Dibona "Pilato", che lassù fu pastore di ovini nell'estate 1897), e di questo dispiace. Consideriamo poi anche che di recente la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio competente per territorio ha respinto l'idea delle Regole d'Ampezzo, di trasferire il vetusto fabbricato di cui sono proprietarie, ritenuto un bene museale, dai boschi al Museo Etnografico regoliero, in cui avrebbe potuto fungere da eloquente testimone della storia agro-silvo-pastorale d'Ampezzo.
Fino a contrario avviso, dunque, per ora nella radura dei Cianpeštris si vedono assi, pali e travi tristi e mute, e poi resterà il ricordo di un monumento alle secolari fatiche degli ampezzani che avrebbe dovuto, e anche potuto, essere conservato.

2 commenti:

  1. Mi ricordo il desiderio di andarlo a vedere che avevi (ri)svegliato con il tuo post di qualche tempo fa. Se non è stato possibile salvare l'intero Cason sarebbe opportuno che venissero salvate dai danni del tempo, e dall'incuria degli uomini, almeno le travi con le incisioni più significative. Nella mia mente si è già formata un'immagine di tali reperti lignei, in una bella bacheca di vetro con le due immagini del Cason prima e dopo, accompagnate da una didascalia, con tanto di date, sulla richiesta di trasferimento al Museo etnografico e il successivo rifiuto da parte della Soprintendenza.
    Ciao

    Saverio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Giustissima osservazione, che passo alle Regole, prima che la neve e l'incuria completino l'opera!
      Ernesto

      Elimina

Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria

Ernesto Majoni e Roberto Vecellio, Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria , pp. 96 con foto b/n e a colori, Cai Cortina...