Conosco bene la via Dimai-Heath-Verzi sulla Punta Fiames del Pomagagnon e la sua storia. Pur avendo consultato varie fonti bibliografiche però, non sono ancora riuscito a rispondere a uno
di quei micro-enigmi che solleticano la curiosità e arricchiscono la storia dei nostri monti.
Chi scoprì, e quando lo fece, la risolutiva variante al passaggio chiave della via sulla parete sud-est della Punta, classica intramontabile aperta nel 1901?
La
variante, lunga forse 30 metri e abbastanza tosta, aggira lo scuro camino, scivoloso se bagnato dall'acqua che cola dall’alto, che ha preso il nome di «Camin de
Frasto» dopo una
tragicomica
avventura accaduta lassù
al corpulento
Teofrasto
Dandrea «Jàibar».
Lungo il "Camin de Frasto" (foto F.G.) |
Per evitare il camino quando non era in buone condizioni, per tradizione si usciva alla base, si traversava sul labbro sinistro
e, stando
attenti alla trazione della corda sullo spigolo intermedio, si rimontava l'espostissima parete parallela al camino; su di essa, almeno ai nostri bei tempi, faceva mostra di sé un chiodo, che dava la giusta sicurezza per mirare in alto
senza guardare in basso.
Nelle descrizioni e schizzi delle
guide d'arrampicata,
anche di
quelle recenti e più analitiche, non ho trovato traccia della furba scappatoia che, allo scrivente come a molti altri, consentì di
eludere più volte lo
scabroso
anfratto, salito
per la prima volta
dalla guida Antonio
Dimai e oggi valutato 4b. Il camino ha affidato all’aneddotica l'immagine di
«Frasto»
(1862-1944), insegnante, oste e albergatore che nel triennio 1898-1901 resse la Sezione Ampezzo del Club Alpino Tedesco-Austriaco e si rese benemerito in vari ambiti. Proprio in quel camino, il 13 settembre 1905 Dimai «Tone
Deo» e Verzi «Tino
Sceco» riuscirono a mettere bonariamente un freno all’abituale arroganza del
loro compaesano. Ma della variante nessuno sa alcunché.
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