La croce del Pomagagnon, che da settant'anni svetta a 2435 m. sulla Costa del Bartoldo, la sommità più nota della dorsale che fa da sfondo verso nord-est a Cortina, assunse notorietà nel 1999, grazie a uno scritto pubblicato da "Le Dolomiti Bellunesi" e arricchito da fotografie inedite degli archivi P. Polato e D. Dandrea.
Abbattuta dal maltempo nell'inverno 1999-2000, nella primavera seguente - su
iniziativa del Cai di Cortina, in special modo di Luciano Bernardi - si rimediò alla
mancanza, sostituendo la vecchia croce con una nuova d'acciaio,
benedetta e inaugurata con una Messa e una festa in Val Padeon,
alla presenza dell'anziano prof. Giuseppe Richebuono, cappellano d'Ampezzo negli anni '50 e promotore della croce, e di molti dei giovani saliti a posarla mezzo secolo prima.
La croce sulla Costa del Bartoldo, ripristinata nell'agosto 2014 |
Nell’estate 2019, in occasione di alcuni lavori nel precario Cason dei
Casonàte in Val Padeon (ai piedi della Costa), gli operai delle Regole ampezzane si sono imbattuti in un reperto cartaceo dimenticato. Il
foglio conteneva l'elenco delle persone che, per l’Anno Santo 1950, sotto la regia del cappellano contribuirono al trasporto e al montaggio della prima croce, di legno ricoperto d'alluminio.
Mentore dell'iniziativa, come detto, fu Giuseppe Richebuono; al primo trasporto dei
materiali alla base il 30.6.1950, portò con sé 9 ragazzi, di
cui oggi ne restano ancora quattro. Per la posa del manufatto, il 6.7.1950, erano presenti 40 persone; metà di esse è ancora in
vita e di alcune non si hanno notizie.
Per
non elencare tutti i giovani, allora tra i 10 e i 17 anni (il più grande era Pierluigi Polato, classe 1933), che salirono e scesero varie volte, con entusiasmo e senza tanti timori, le ripide placche a nord della Costa,
portando in spalla i segmenti della croce, voglio ricordare le maestranze che contribuirono ad un’opera che ha sfidato il
tempo per mezzo secolo esatto: Don Alberto Palla; il Comune di Cortina d'Ampezzo e
Isidoro Menardi, fornitori del legname; Silvestro Zangiacomi, che
donò il rivestimento metallico; Attilio Cazzetta, che lo modellò;
Silvio Bernardi, che con la sua mitica Campagnola portò più volte persone e
materiali al "campo base".
Dopo
vent'anni dalla festa del 2000, il foglio ritrovato nel Cason dei Casonàte dà modo di accennare all’avventura di tanti anni prima, che sono rimasti ormai in pochi a ricordare.
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