6 feb 2017

Un incontro fuori norma nella Grotta della Tofana

Un giorno di aprile del 1980, decidemmo di andare a vedere le stalattiti e le stalagmiti di ghiaccio che si formano in primavera (chissà se oggi sono ancora suggestive come allora...) nella Grotta della Tofana, sulla parete sud della Tofana de Rozes.
Nella "Guida della valle d'Ampezzo e de' suoi dintorni" avevo letto che le guide ampezzane proponevano ai clienti la visita a quel particolare sito già a fine '800, e la cosa mi aveva incuriosito.
Un po’ con mezzi di fortuna e tanto a piedi, salimmo quindi alla Grotta, dove si arriva dal sentiero che porta al Castelletto oltrepassando un canale, una cengia e una parete un po’ esposte, attrezzate con corde metalliche. 
La Grotta della Tofana col percorso d'accesso
(dal sito guidedolomiti.com: grazie Enrico!)
Superammo con cautela l'erto canale innevato e con altrettanta attenzione le roccette bagnate, e in breve ci portammo alla Grotta, intiepidita dal sole poiché guarda verso sud. 
Sulla bocca del grande antro c'erano due maestri di sci di Cortina, con due signore che prendevano la tintarella. Leggermente imbarazzati, i maestri dissero di essere arrivati fin lassù dopo aver sceso il canalone del Busc de Tofana, perché le clienti desideravano vedere anche la Grotta; solo che adesso le signore, in scarponi da sci, non avevano più il coraggio di scendere per quel canale...
Quale momento più azzeccato per noi, di sfoggiare quel poco di tecnica alpinistica che padroneggiavamo? Negli zaini avevamo uno spezzone di corda, qualche cordino e alcuni moschettoni: imbragammo le clienti, facemmo i nostri bei nodi barcaioli e mezzi barcaioli e, con il dovuto tàio (cioè comportamento baldanzoso, in ampezzano) da scalatori consumati, in un paio di riprese le calammo alla base, dove giunsero sane, salve e contente. 
Scendendo verso il Rifugio Dibona, i maestri ci fecero capire che dell’incontro era meglio non parlare troppo in giro, poiché la Grotta della Tofana esulava dalle loro competenze e tariffe professionali, e anche per un altro, prosaico motivo, riguardo al quale ci fecero l’occhiolino. 
In cambio del silenzio, ci offrirono il pranzo: ricordo ancora il gusto con cui divorammo polenta, braciole e Skiwasser, prima di riprendere ridacchiando la via di casa.

5 commenti:

  1. L'ultima volta che ho visitato la grotta, nella seconda meta` di ottobre del 2007, dopo essere salito sulla Rozes, già abbondantemente coperta di neve, mi fermai anch'io all'imbocco a prendere un po' di sole, ma purtroppo ero in compagnia ... solo di Albert. Accadde egualmente qualcosa di indimenticabile: mentre ce ne stavamo ad oziare godendoci gli ultimi raggi, dalla quinta di roccia che si trova proprio di fronte comparve improvviso un magnifico esemplare di aquila che sfrecciò verso l'alto con incredibile velocità. Fu un attimo, ma il ricordo è ancora viviismo. Parlando della grotta, non so quanti la visitino, ma percorrerla rappresenta, almeno per me, un'esperienza molto strana. All'interno perdo completamente il senso dell'orientamento e quando, con un percorso che descriverei come elicoidale, torno al punto di partenza sono sorpreso di non trovarmi almeno una ventina di metri più in alto.
    Un caro saluto

    Saverio

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  2. Grazie Saverio, non avevo dubbi che nelle tue pergerinazioni ampezzane tu fossi stato anche lassù!
    Se non lo conosci, ti allego la descrizione che di quella Grotta faceva la "Guida della valle d'Ampezzo e dei suoi dintorni" già nel 1905: “Trovasi a circa 100 m di altezza nella parete della Tofana di Rozzes che guarda verso sud. La via di Falzarego conduce per Lacedel e per Pocòl fin “Su in son dei prade” (In cima ai prati), dove a destra staccasi un sentiero che mena alle cascine di “Ciampo de Fedarola”. Da qui si prosegue attraverso pascoli e boschi fino ai piedi della roccia. L’accesso alla caverna è reso un po’ difficile dalla roccia stessa, che s’erge a picco, nonché da un largo strato di neve su cui bisogna passare. Una cengia munita di buoni appigli e di una corda di ferro conduce all’imboccatura della grotta. Essa è assai ampia al principio, ma ben preso si restringe e si biforca in due gallerie, le quali si ricongiungono a circa duecento metri, formando un immenso 8, di modo che, inoltrandosi in una, si esce poi dall’altra. L’altezza della volta varia dai 5 ai 30 m. E’ necessaria la guida provveduta d’una buona lanterna, onde poter ammirare la strana conformazione di questa interessante caverna.- All’entrata il suolo è coperto di un ammasso di escrementi di uccelli. Nell'interno lo stillicidio è abbondante; tuttavia stalattiti se ne scorgono pochi; vi si vedono invece grandi colonne di ghiaccio che si mantengono sin oltre la fine di luglio, e che producono un effetto bizzarro e magnifico riflettendo vagamente la luce delle candele e delle torce.”
    Il posto è molto bello non credo sia eccessivamente frequentato, ma la cosa non ci disturba!
    Ciao.

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  3. Grazie. Bellissima descrizione. "l'immenso 8", di cui si parla, giustifica il mio straniamento quando la percorro. Per me è anche commovente la prima parte in cui si descrive l'accesso da Cortina. Più di una volta d'inverno, quando ero ragazzo, partivo dalla Difesa e salivo al Dibona a piedi. Mi divertivo ad imboccare tutte le possibili scorciatoie, per evitare la statale e la discesa, nella neve fresca, senza alcuna traccia rappresentava per me un piacere immenso. Quelle parole "La via di Falzarego conduce per Lacedel e per Pocòl fin “Su in son dei prade” (In cima ai prati), dove a destra staccasi un sentiero che mena alle cascine di “Ciampo de Fedarola”. ecc...", mi hanno richiamato alla memoria quelle solitarie e, per l'epoca, inusuali passeggiate.

    Saverio

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  4. Volevo aggiungere un'ultima cosa (confesso di sentirmi un po' invadente). Scesi dalla grotta, decidemmo di concludere il giro in modo piuttosto insolito. Giunti all'altezza del "cordone" più alto dei due che danno il nome a Sotecordes, imboccammo una debole traccia, che, tenendosi attaccata alle sovrastanti rocce, permetteva di raggiungere forcella Col de Bos, con percorso di grande piacevolezza, impreziosito dalle numerose cascatelle (sarebbe più opportuno chiamarle "spruzzi d'acqua) causate dallo scioglimento della recente, precoce nevicata. È un giro che ben pochi fanno, ma, se si trovano le condizioni giuste, soprattutto d'autunno, di notevole impatto "emotivo". Ora taccio

    Saverio

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  5. Però, Ernesto, adesso potresti anche dirci chi erano i due maestri di sci ...

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