30 lug 2018

Pensando alle vie di tanti grandi alpinisti

Saranno forse constatazioni solo intime e immeritevoli di un post; ma avendo visitato negli anni tante montagne, oggi trovo un motivo di orgoglio nel ripensare agli itinerari percorsi su di esse che recano il nome di grandi personaggi dell’alpinismo remoto, prossimo e presente.
Due cime ampezzane, due vie normali
di grandi alpinisti che non mancano nel mio carnet

Seguendo questo pensiero, che non vuole scadere nell'auto-celebrazione, perché riguarda cose normali di una persona normale, e certamente non “giorni grandi” alla Bonatti, Casarotto o Maestri, ho radunato alcuni dati per ricordare. In oltre trent'anni di galoppate, mi è occorso di ricalcare con corda e moschettoni, ma anche senza, le orme di numerosi alpinisti che hanno lasciato un segno nella storia: penso a itinerari aperti da John Ball e Antonio Berti, Severino Casara ed Ettore Castiglioni, Emilio Comici e Marino Dall'Oglio, Sandro Del Torso e i Dibona, i Dimai, Hans Dulfer e Paul Grohmann, gli Innerkofler e Gustav Jahn, Julius Kugy e Piero Mazzorana, Reinhold Messner (anche una via del re degli 8000!) e Tita Piaz, e poi Santo Siorpaes, Luis Trenker, Wolf Von Glanvell...
Per non parlare di vie realizzate da Scoiattoli e guide di Cortina, dal Vecio a Strobel, o da capicordata meno noti alla massa, ma protagonisti di molte scoperte, come Otto Ampferer e Paolo Bonetti, Marcello Bulfoni e i cacciatori ertani, Andrea Colbertaldo e Piero Dallamano, Michele Happacher e Ingenuin Hechenbleikner, Hans Klug e Severino Lussato, Heinrich Noë, Gianni Orsoni e Fred Wiegele... Dall'elenco mancano comunque tanti autori di vie rinomate e acquisite al patrimonio collettivo ma spesso troppo dure, come Riccardo Cassin, Luigi Micheluzzi, Alziro Molin, Gino Soldà, Hans Steger e decine di altri...
Ora che ho messo sulla carta l'elenco (l'idea mi è venuta sfogliando la recente biografia, di Alfredo Paluselli che riguarda Tita Piaz, del quale a fine luglio 1985 con Paolo salii la via Maria sul Sas Pordoi), penso di avere onorato il debito con una schiera di alpinisti di cui sono lieto di aver calcato le orme. Un giorno, ad uso solo statistico e intimistico, alla sfilza di nomi citati potrei collegare quelli delle vie su cui mi è occorso di mettere mani e piedi, e delle quali conservo emozioni e ricordi nella mente e nel cuore.

2 commenti:

  1. Caro Ernesto,
    non e` autocelebrativo, anche se mi hai creato una certa invidia a cui ha fatto seguito la curiosità di stilare anche un mio personale piccolo elenco. Purtroppo, dei nomi che tu indichi credo che potrei citare solo Ball e von Glanvell e aggiungere pochi altri nomi classici sicuramente presenti nel tuo carnet: Grohmann, Innerkofler, “Checo” da Melères, Angelo Dimai, Santo Siorpaes, Ossi , Grunwald; ma forse parlare di "vie" per gli itinerari che ho in mente e` decisamente eccessivo. Tuttavia mi piace pensare, e sono sicuro piaccia anche a te, ai tanti sconosciuti pastori e cacciatori che, per caso o improvvisa curiosità, per primi calcarono le più abbordabili tra le nostre cime o aprirono inattesi nuovi percorsi, che poi a noi è capitato di ripetere. E con un pizzico di presunzione mi illudo che nelle mie peregrinazioni alpestri qualche volta potrebbe essere capitato anche a me di aver appogiato il piede o posto la mano, per qualche metro, su rocce che nessuno aveva toccato prima.

    Riferendomi ai tuoi recenti post, non ho ancora commentato, e non so se avrò il tempo per farlo, il tuo appassionato ricordo della molteplice attività di Severino Casara, di cui amo leggere e rileggere le sue pagine, anche se, ti confesso, a tratti provo, non so come dire, forse disagio, di fronte a certi suoi "modi di porsi".

    Infine il pezzo sull'Aiarnola, uno dei tanti tasselli del mio "boulevard of broken dreams", ha suscitato molti ricordi, legati a Clemente, un compagno di parecchie "escursioni su roccia" sia in Dolomiti che nelle Prealpi Lombarde, che aveva coniato per me l'appellativo di "stakanovista delle montagne".
    Ciao

    Saverio

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  2. Grazie Saverio.
    Certamente, nel carnet personale non mancano diversi (itinerari di) Grohmann, diversi di Michl e Sepp Innerkofler, tutti quelli si Checo da Meleres e Angelo Dimai senior (che si somano a tanti di Grohmann), diversi di Santo (purtroppo non tutti), l'unico Ossi, il Grunwald (che nel 1880 era con Santo, se non erro); ma i pastori, i cacciatori, i topografi, i valligiani sono sottintesi: dalle Lavinores alle Rocchette, dal Taé alla Croda de r'Ancona e via discorrendo.
    Grazie della tua fedele e competente presenza a questi ricordi di un tempo felice...
    Ciao.

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