34 anni fa, ai primi di settembre. Ero giunto da poco ad Aiello del Friuli per svolgervi il servizio civile; non conoscevo ancora nessuno e mi dissero di presentarmi a Gianni Pontel, appassionato di montagna e bravo scalatore, un’autorità in materia in un paese a 17 metri sul livello del mare.
Detto e fatto: suggellata la conoscenza davanti a una bottiglia di bianco e recuperati uno zaino e un imbrago, domenica 8 settembre con Gianni e Paolo Birri andai a tentare una via nuova tra le Crode dei Longerin. Avevo già salito tante cime, ma l'esperienza della via nuova mi mancava. Ogni dubbio si sciolse subito pensando che ero piuttosto in forma, sette giorni prima avevo fatto lo Spigolo Dibona sulla Grande di Lavaredo, e soprattutto mi stavo affidando a due rocciatori più grandi di me, entusiasti e molto comunicativi.
La via non ci riuscì: dopo un paio di cordate, ci fermò una parete marcia dove sarebbero occorsi fittoni più che chiodi, e a malincuore dovemmo ripiegare. Non tutto però era perduto: l’instancabile e pragmatico Gianni propose di "consolarci" con una via del suo amico Bulfoni su una guglia vicina, che solo anni dopo seppi chiamarsi Torrione Ezio Culino. Dopo tanto cammino non potevamo certo sprecare la giornata, e quella via poteva fare al caso nostro!
La parete, 300 metri di III, fu un’esperienza senza infamia né lode: dopo quattro cordate preferimmo slegarci e salire ognuno per proprio conto in vetta allo slanciato torrione, posto al centro di un anfiteatro delizioso, allora a me sconosciuto pur trovandosi a soli 60 km da casa mia. In vetta, respirai a pieni polmoni il piacere della salita, della compagnia, del mio “battesimo” alpinistico con gli amici di pianura, svoltosi rapidamente e con successo. La discesa fu quasi più complicata della salita, ma tutto andò bene e tornammo soddisfatti a Casera Melin per il bicchiere della staffa.
Ero al settimo cielo: avevo ripetuto una via di un ottimo scalatore friulano e proprio nel suo regno, i Longerin. Ho rivisitato ancora la zona, l'ultima volta una decina d'anni fa: il torrione sul quale Gianni e Paolo mi offrirono per la prima volta la corda e l'amicizia per una salita in compagnia, ormai mi era familiare.
Ieri purtroppo, dopo anni di tormenti, Gianni ha smesso di combattere e ci ha lasciati: lo ricordo qui con affetto, simpatia e particolare nostalgia, per quella giornata di oltre trent’anni fa e per molte altre trascorse insieme d’estate e d’inverno, per ognuna delle quali avrei un ricordo da raccontare.
Mandi Gianni, riposa in pace.
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