Elevazione centrale delle tre che caratterizzano la porzione a occidente della dorsale del Pomagagnon, già nota ab antiquo a cacciatori e pastori, fino al tardo '800 la Punta della Croce non aveva né un nome né una quota precisi.
Il nome glielo diede una croce, probabilmente di legno, piantata sulla cima da Giuseppe Ghedina Tomasc, la guida morta in circostanze poco chiare sul Nuvolau il giorno dell'apertura del rifugio omonimo, l'11 agosto 1883. La quota che la contraddistingue è quella di 2297 metri sul livello del mare.
Punta Fiames, Punta della Croce, Campanile Dimai (da Brite, foto E.M.) |
Non si sa perché Ghedina volle segnalare con una croce quel risalto di cresta, d'importanza tutto sommato relativa. Poco marcato, però, soltanto se lo si guarda dal lato nord, sul quale cala con un pendio di rocce e ciuffi d'erba verso i Prati del Pomagagnon, antica sede di pascolo di pecore.
Sul lato di Cortina, invece, dalla Punta scende una parete solcata da un'evidente fessurazione; parete che – per quanto sia soltanto in parte verticale – supera i 600 metri d'altezza.
Pur essendo stata scalata già all'alba del 20° secolo dal germanico Felix Pott con le guide Giovanni Siorpaes e Agostino Verzi, la Punta della Croce non gode della fama delle sue vicine, la Punta Fiames e il Campanile Dimai. Nemmeno la via più agevole per la cima, che richiede circa mezz'ora da Forcella Pomagagnon e presenta difficoltà nel complesso ridotte, suscita eccessivi entusiasmi, anche se fino agli anni '70 la Punta era una delle mete previste nelle gite estive delle guide ampezzane.
Domenica 31 ottobre 1999, giusto vent'anni fa, era una giornata di sole e di cielo, proprio rubata all'estate; intorno a mezzogiorno giungevo di nuovo, con gli amici Claudia e Alessandro, sulla cima, dove passammo un'oretta di beata contemplazione. Perché mi piaceva la Punta (ma tutta la dorsale del Pomagagnon mi è sempre piaciuta), e perché la salii più volte, fino a quel giorno d'autunno, dopo il quale mi sono sfuggite le occasioni di tornarci?
Perché una volta sulla sommità, dove non c'è più traccia della croce e ti accoglie soltanto un ometto di sassi, basta spingere lo sguardo - viene quasi spontaneo - sulla dirimpettaia Punta Fiames, cima alla moda e animata per vari mesi all'anno da ferratisti e scalatori. Ci si renderà conto che la Punta della Croce è sì una montagna di minore rilevanza, ma anche un'oasi di solitudine, che merita di essere cercata.
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