12 giu 2021

Ferramenta di un secolo fa sulle crode ampezzane

Tre vecchie vie di roccia sui monti ampezzani celano una particolarità: dal momento che, in apertura, i primi salitori incontrarono difficoltà elevate per l'epoca, per farle conoscere e apprezzare ai ripetitori, stabilirono di facilitarne i passaggi più complicati con ausili metallici.
Le tre vie si concentrano tutte nell’ultimo decennio dell’800 (tra il 1892 ed il 1899) e furono aperte dalla stessa guida: Antonio Dimai Deo (1866-1948), elemento di punta dell’alpinismo nelle Dolomiti tra i due secoli, legato fino ad età matura ad alpinisti illustri.
Iniziando con il primo percorso,  ci portiamo verso la grande e ombrosa parete nord del Sorapis.
Sulla via con la quale il 15 settembre 1892 i tedeschi Müller e von Waltershausen vinsero grazie a Dimai, Arcangelo Dibona Bonèl e Zaccaria Pompanin de Radeschi la parete della sommità più alta del gruppo, un «muro liscio e verticale, alto c. 4 m., che presenta la maggiore difficoltà dell’intera salita» fu agevolato con una fune di ferro e alcune maniglie di piombo, ritrovate oltre un secolo dopo quasi intatte dalla guida Enrico Maioni con il cliente Francesco Del Franco.
Antonio Dimai in azione

La seconda via è la cosiddetta Inglese, che sale sulla Tofana di Mezzo per il versante sud-ovest e fu scalata da Raynor e Phillimore con Dimai e Giuseppe Colli Pàor, l’11 agosto 1897. Lungo il tracciato, una liscia parete molto esposta fu attrezzata già nel 1898 dalla Sezione ampezzana del Club Alpino Tedesco-Austriaco con 6 metri (20, afferma un'altra fonte) di corda metallica, ritenuta ancora affidabile da una guida di Cortina, impegnata pochi anni addietro nella manutenzione della via ferrata della Tofana giusto sopra la Via Inglese, oggi dimenticata.
Il terzo ed ultimo percorso, sul quale Dimai incontrò una strozzatura molto impegnativa, è il destro dei due camini che solcano la parete sud del Sas de Stria. Superato il 12 agosto 1899 dai fratelli Witzenmann di Dresda con Dimai e Giovanni Cesare Siorpaes Salvador, il «difficilissimo passaggio» fu reso più docile con un «moncone di corda di ferro sporgente dalla strozzatura superiore»: si potrebbe ragionevolmente supporre che, data la posizione della cima lungo il fronte, il lavoro sia stato eseguito durante la Grande Guerra, ad uso tattico e strategico, da guide militari.
Una trentina di metri di funi fissate su rocce levigate e strapiombanti: sono tre facilitazioni che in un certo senso anticiparono le vie attrezzate e furono utili agli scalatori e al turismo, già più di un secolo fa.

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