5 giu 2021

Torre Terza o Latina, un pezzetto di cuore

Nel mio archivio di cartoline alpestri, sempre aperto all'ampliamento, ne conservo una dell'epoca in cui i fotografi le facevano colorare a mano, da validi e pazienti collaboratori. Essa ritrae le Cinque Torri, o Torri d'Averau, o Pénes de Potor o ancora Pénes de Naeròu, secondo la toponomstica autoctona ormai un po' desueta.
Dai dossi antistanti - sui quali non appaiono ancora la seggiovia e il rifugio Scoiattoli, costruiti alla fine degli anni '60 - le guglie si mostrano in una visione classica e molto sfruttata, più apprezzabile dalla terrazza del rifugio.
Nel centro del gruppo di torri emerge la tozza Terza o Latina, alta una settantina di metri, di scarsa storia e rilevanza, anche se da qualche decennio è stata resa un po' più interessante con alcuni monotiri di falesia. Salita in epoca e da persone ignote per l'inclinata parete SE (che può servire per iniziarsi alla roccia, essendo la via meno difficile delle Torri), la Latina appare un po' più attraente dal lato ovest, rivolto al Nuvolau e visibile in primo piano in questa, come in tante altre fotografie (a fianco, nel centro).
 
Le  Cinque Torri, anni '50 (raccolta E.M.)
Da quel lato c'è un altro percorso, un paio di lunghezze verticali sul 3°, anch'esse salite da ignoti e abbastanza interessanti.  Molti anni fa ricordo che circa a metà parete c'era un grosso chiodo di foggia antiquata, piantato lì da almeno qualche decennio. Oltre alle due vie normali, sulla parete sud della torre ce n’è una terza, aperta il 9.8.1942 dallo Scoiattolo Luigi Menardi con i fratelli Lino e Antonio Zanettin e rimasta sempre nell’ombra.
Sotto l'aspetto etimologico, l’oronimo Latina non ha un'origine certa: risulta che caratterizzasse la torre già oltre un secolo fa, quando l'alpinista Vittorio Emanuele Fabbro la salì in solitaria sia da sud, che da nord per una via ritenuta nuova (1914).
Qualunque ne sia la storia, sulla terza torre d’Averau la folla è certamente stata sempre contenuta. Ad essa, fra l'altro, non si sono neppure interessate molte pubblicazioni: «Dolomiti Orientali» di Berti (1956-1971), «Cinque Torri. La palestra degli Scoiattoli» di Dallago-Alverà (1987), «Su par ra Pénes de Naeròu» (2000), dedicato da chi scrive al microcosmo delle Torri, nel quale migliaia di persone hanno iniziato a trafficare con corde, chiodi, moschettoni e staffe, lasciandoci spesso un pezzetto di cuore.

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