29 apr 2023

Cima Grande di Lavaredo, 1933-1983-2023

Il 14 agosto prossimo ricorrerà il 90° anniversario della conquista di una delle pareti iconiche delle Dolomiti: la Nord della Cima Grande di Lavaredo, salita dopo vari tentativi da Emilio Comici coi fratelli ampezzani Angelo e Giuseppe Dimai.
Delle giornate del 12-13-14 agosto 1933, delle difficoltà dell’ascensione, dei chiodi usati, delle sterili polemiche seguite si è scritto tanto, fin da allora. Dopo quasi un secolo i testimoni di quei giorni sono ovviamente scomparsi ma, nonostante questo, sembra che qualcuno covi ancora dei dubbi sui meriti della scalata. Ne fa fede la biografia di Comici del canadese David Smart "Emilio Comici. L'angelo delle Dolomiti", edita da Solferino nel 2022, dalla quale a chi scrive è sembrato che all’autore le guide ampezzane siano risultate tutto sommato poco simpatiche.
Lo stesso 14 agosto cadrà anche una ricorrenza tutta mia personale legata alla Cima Grande di Lavaredo: il 40° della prima salita sulla Cima, che compii per la via normale e da solo. Quella mattina del 1983, sull’autobus col quale mi recavo al rifugio Auronzo incontrai l’ormai anziano Angelo Dimai, la moglie Clori e il nipote Ugo Samaja, e mi parve di capire che salivano alle Tre Cime per ricordare il 50° della Nord. Pur conoscendoli, feci finta di niente e all’Auronzo sparii velocemente, per evitare che magari riferissero a casa della «pazzia» che stavo facendo. Superai la normale senza alcun intoppo, tenendo la corda nello zaino; firmai il libro di vetta e, mentre mi gustavo il sole dei 2999 metri, vidi spuntare due ragazzi che fra loro parlavano in ampezzano.
Emilio Comici (1901-40)
Non li conoscevo: si presentarono, seppi che si chiamavano Mario e Roberto, erano di sette e sei anni più giovani di me e avevano salito lo "Spigolo Dibona", un sogno che nel 1985 ebbi pure io la possibilità di realizzare. Ci accordammo subito di scendere insieme con la loro corda; tutto filò liscio, e rimediai anche uno strappo in macchina fino a Cortina. La giornata fu davvero importante, sia dal punto di vista personale che storico e alpinistico; mi dispiace di non avere nemmeno una fotografia di quell’ascensione, che nell’estate 1996 ripercorsi per la terza volta con due amici, rischiando grosso a causa di un furioso temporale che ci assalì durante il rientro!
E quando, poco tempo fa, ho rivisto Roberto, mi è venuta ancora in mente quella bella domenica.

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