29 apr 2023

I centocinquant'anni di Bortolo Barbaria

Nell'aprile del 1873 nasceva e settant’anni fa, il 21 febbraio 1953, si spegneva la guida alpina di Cortina Bortolo Barbaria, conosciuto come «Bortolìn Zuchìn». Il suo nome ricorda in primo luogo una cima, il Becco di Mezzodì, e una via, il «Camino Barbaria», che ai primi del Novecento fu molto rinomato, e poi messo man mano in disparte a vantaggio di altri tracciati più agevoli, su terreno migliore e più gratificanti.
Di Bortolìn, primogenito della guida Giovanni e padre della guida Giovanni jr, autorizzato alla professione dal 1901, è rimasta l’affezione per i camini, che percorse in quantità. A quasi settant’anni non si era ancora fermato: nell'estate 1939 c'è la sua firma sul libro di vetta del Piz Popena, intorno al 1941 fu fotografato sulle Cinque Torri con Celso Degasper Meneguto e Bruno Verzi Scèco, altre due guide che potevano essergli figlio e nipote.
Bortolo Barbaria
tra Bruno Verzi e Celso Degasper
Il 19 agosto 1908, dopo un precedente tentativo, Barbaria riuscì a superare con Giuseppe Menardi Berto la spaccatura che solca l’appicco nord del Becco, proprio di fronte al rifugio sul lago di Federa allora in mano alla Sektion Reichenberg del Club Alpino Tedesco-Austriaco. Lungo il levigato camino, dietro al Zuchìn e al Berto c’erano i clienti veneti Francesco Berti e Ludovico Miari. Il percorso, di tutto rispetto per l’epoca, non poteva mancare nel carnet delle sorelle ungheresi Ilona e Rolanda von Eötvös, che lo salirono per seconde il 31 luglio 1909, con i fedeli Antonio Dimai Déo ed Agostino Verzi Scèco.
La prima ascensione in solitaria della via, compiuta in sole 2 ore dal rifugio, spettò alla giovanissima guida Francesco Jori di Canazei nell’estate 1909: nulla si sa invece di una prima d’inverno, se mai fu compiuta. Dal punto di vista personale, ritengo un peccato non aver conosciuto quel camino: sarebbe oggi un piacere, possederne dati meno asettici di quelli meramente libreschi! Ricordo però quanto raccontò mio padre, il quale lo provò con un amico nell’autunno 1942, ma fu costretto a battere presto in ritirata, a causa del freddo.
Nessuno degli amici e conoscenti che hanno esplorato ed ancora esplorano i nostri monti, mi menziona mai il «Camino Barbaria», che il Becco conserva a perenne ricordo di «Bortolìn Zuchìn» da Bigontina, uno dei valenti pionieri delle Dolomiti ampezzane.

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