9 ott 2015

Nuovo accesso alla "misteriosa" Rocchetta di Sorarù

Dopo un tentativo del 6 settembre, cui ha partecipato anche il fodom Gianpaolo Soratroi, il 26 settembre scorso Sebastiano Pallua e Cesare Masarei di Colle S. Lucia -quest'ultimo già salito in precedenza per un tracciato diverso, ritrovato poi sconvolto da un recente crollo- hanno inaugurato un nuovo accesso da sud-est alla Rocchetta di Sorarù (2440 m). 
La cupola sommitale della Rocchetta
di Sorarù (foto Gianpaolo Soratroi, 6.9.2015)

Detta un tempo dagli ampezzani "Rocheta Outa", la più ostica e "misteriosa" delle quattro vette che si allineano sulla cresta diramantesi a est del Becco di Mezzodì fino al Becolòngo, fra Cortina e San Vito di Cadore, poteva essere uno dei tanti obiettivi che negli anni più fervidi chi scrive non avrebbe disdegnato. Gli mancò però tutto: l'occasione, la compagnia e la fantasia.
I due appassionati ritengono di aver trovato una "nuova" normale alla vetta. Giunti poco sotto la massima quota per il tracciato (penso) usuale, con una lunghezza di corda di 55 m di III+/IV-, su cui hanno lasciato un cordone, un chiodo e altri 2 chiodi di sosta, e un'altra di una decina di m di II, hanno calpestato la Rocchetta, profittando di un angolo visuale davvero inedito verso la Valle d'Ampezzo e quella del Boite.
Per la discesa, hanno poi attrezzato due corde doppie dalla Spalla est. Pallua ha comunicato che sotto la cima sul lato est, si dev'essere verificato da poco un ulteriore franamento (in effetti in parte visibile da Cortina), poiché sono stati trovati vari massi staccati e fessure aperte, verosimilmente opera di fulmini.
A giudizio dei collesi, la Rocchetta di Sorarù è stata un'esperienza stimolante, per il colpo d'occhio originale, per la solitudine primigenia che vi si respira e per la soddisfazione di chi persegue quel pizzico di avventura che ancora resiste, anche nel cuore delle Dolomiti più battute e ferrate.

5 commenti:

  1. Molto interessante, ma mi pare di capire che, potendo tale via essere considerata come la "nuova normale", perdo ogni speranza di poter trovare una via accessibile alle mie forze dal versante Cortina (che sicuramente non è Sud-Est). Ciao

    Saverio

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  2. Non sei l'unico, purtroppo! Ci dobbiamo accontentare di una, o due, o tutte le altre Rocchette, che sicuramente sono molto interessanti e panoramiche. A me ne è mancata una, ma un'altra l'ho salita 6 volte, anche da solo.
    Ciao.
    Enesto

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  3. Saverio, se vuoi controllare coi tuoi occhi puoi andar su fino in cresta: la roccia è inguardabile ma le difficoltà sono relativamente modeste e il percorso abbastanza ovvio. Per l'ultimo salto Cesare mi ha detto di aver girato per cenge ma non ho ben capito dove siano passati. In ogni caso... III+ e IV-, caspita, non è proprio una montagna domestica. Orsoni, che aveva aperto nel '53 quella che era da considerare la "normale", parlava di 7m solo sul III. Io a questo punto vorrei arrivare fino alla cima ma so già che mi toccherà dotarmi di corda e tutto il resto...

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  4. Anch'io come Saverio perdo le speranze! Il territorio delle Rocchette è la parte di Cortina che conosco meno, per motivi puramente casuali non mi sono ancora mai spinto oltre il Beco de Mezodì. Ma da lontano ho spesso osservato la parete lato Cortina della Rocchetta di Sorarù ed ero convinto che un giorno avrei calcato la vetta. Ma il IV grado è troppo per me quindi un giorno mi dovrò accontentare della cresta che dice Kaa.
    Ernesto, continua con questi post: mentre sono in ufficio a Milano mi fanno un sacco di compagnia. Quello sul Pian de Socroda e quello della baracca di guerra al Passo del Cristallo mi aiutano a ricordare luoghi anche per me magici. Siano questi od altri, sono tutti luoghi che purtroppo dovrò aspettare l'estate prossima per rivedere. Grazie e a presto, Riccardo.

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    1. Ma sulle altre tre DEVI andarci. Magari salendo "all'antica" per la Val Dortie` e scendendo a Zuel, come feci a 17 anni con Fabrizio e Massimo (Albert gattonava a quell'epoca). Oppure, in assoluta solitudine, salendo dal ponte Aiade, verso il Becolungo e proseguendo alla base del Zigar per poi ammirare, dal basso, la Rocchetta di Soraru (per noi irraggiungibile) e vincere la (debole) resistenza di qualcuna delle tre sorelle del nostro sdegnoso oggetto del desiderio.
      Per invogliarti ancora di più, ricordo la gioia delle mie due figlie quando, intorno ai 10 anni di età, raggiunsero la cima del Zoco (anche se, a onor del vero, tale gioia era accresciuta dal fatto che quel giorno avrebbero dovuto essere a scuola).
      Ciao

      Saverio

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