4 ott 2019

Quelli della Fessura Dimai in Cinque Torri

Angelo e Giuseppe Dimai "Déo" furono due grandi alpinisti ampezzani. Nipoti di uno dei primi a far conoscere le cime della valle ai pionieri venuti da lontano, il guardaboschi Angelo Dimai, erano figli di uno degli esponenti più significativi dell'esplorazione dolomitica tra fine '800 e la Grande Guerra, Antonio, "Tone" Dimai. Seguendo la tradizione della famiglia, che nel suo ambito contò ben sette guide, lo divennero anche loro, Angelo nel 1922 e Giuseppe nel 1925.
Saliti subito alla ribalta con ascensioni di rilievo sui monti di casa, il 29 giugno 1927 i fratelli salirono la Torre Grande d'Averau da sud con l'amico Arturo Gaspari, aprendo una via (la "Miriam") che divenne presto famosa e dopo tredici anni toccò la 100a ripetizione.
Il 31 agosto 1932, in una mattina piovosa, Angelo, Giuseppe e il collega Celso Degasper superarono in sole due ore la fessura sottile e diritta come un fuso che taglia la parete est della Torre Grande. La via Dimai-Degasper, nota a Cortina come "El Ris", un mese e mezzo dopo l'apertura era già stata salita dieci volte e nel tempo fu apprezzata da molti personaggi famosi, sia italiani che stranieri.
La Torre Grande,: sulla sinistra
 la Fessura Dimai-Degasper   (foto E. Maioni)
Angelo e Giuseppe continuarono poi la loro attività con importanti ascensioni, rendendosi celebri soprattutto con la prima della Nord della Cima Grande di Lavaredo, scalata in tre giorni con Emilio Comici. Era l'estate 1933, e l'impresa rimane una pietra miliare nella storia dolomitica.
Dopo la prima salita, Giuseppe ripeté la “sua” fessura per altre tre volte; nel 1934 aprì con tre colleghi la "Diretta Dimai", ancor più dura della vicina fessura, e fece la guida fino al 1943; poco più che quarantenne, fu purtroppo stroncato da una malattia. Secondo la testimonianza raccolta dallo scrivente in una escursione con lui, il fratello Angelo arrampicò invece fino ai primi anni '50, assumendo nel contempo cariche amministrative di rilievo in società locali.
Angelo conservò fino alla fine una grande passione per le crode. Il 14 agosto 1983 chi scrive lo trovò ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo, dov'era salito con alcuni parenti nel giorno esatto del 50° dell'ascensione della Nord della Grande, che consacrò sì il nome del triestino Emilio Comici, ma anche quello dei due fratelli di Cortina.

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